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L’AGGRAZIATA DANZA DEI META-NAUTI

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Ieri e l’altro ieri al Teatro Tordinona si è svolto l’annunciato spettacolo dedicato ai “miei” Sonetti shakespeariani con un fuori programma dedicato all’immersione nel teatro virtuale appunto de Sonetti, messo a punto da Riccardo Galdenzi, giovanissimo direttore artistico, nel quale teatro i versi shakespeariani hanno ripreso vita grazie alle suggestioni del metaverso, in un mix di voci, suoni, immagini, colori…  La sfida del progetto era proiettare la poesia di Shakespeare, antica di oltre quattro secoli, nell’universo tecnologico del nostro tempo, ben consapevoli che la poesia non è mai antica. E comunque sostenuti dalla certezza espressa dallo stesso Shakespeare quando scriveva al suo amato: “Parleranno di te lingue future”.

E così gli spettatori sono usciti dal teatro tradizionale e pur rimanendo su un palco tradizionale sono entrati in un palco virtuale. Indossati i visori, dal teatro Tordinona di Roma sono passati al Globe Theater elisabettiano…

Però non voglio soffermarmi su questa futuribile -benché attualissima-  forma di spettacolo. Chi vorrà, potrà in seguito provare l’esperienza.

Mi soffermo invece su quello spettacolo che, inconsapevolmente finiscono per offrire gli stessi spettatori quando diventano fruitori della cosiddetta realtà aumentata o della second life.

La prima volta che ho assistito a questa specie di mutazione genetica dell’essere umano fu quando vidi, per strada, una persona in preda ad una conversazione tramite lo smartphone e gli auricolari: ho creduto di essermi imbattuta in un pazzo che parlava e gesticolava da solo.

Il tizio stava totalmente altrove rispetto a dove si trovava (una strada affollata), pur rimanendo fisicamente dove si trovava, ma con disinvolta noncuranza nei confronti di chi, come me, potesse ritenerlo fuori di testa.

Le tecnologie ci scollano comunque dal momento presente. Questo evento però avviene fin dal principio della storia della comunicazione, mica dobbiamo stupirci. Anche chi si immerge nella lettura di un libro stampato esce da questo mondo per fuggire in quell’altro. Anche un romanzo è a suo modo una primitiva forma di metaverso ( o di fuori-verso come ho sentito dire dall’autore del “mio” museo immersivo shakespeariano).

Osservare i visitatori di questo museo-spettacolo-esposizione che dir si voglia è stata a sua volta un’esperienza immersiva: con i visori e con le cuffie indossati, questi  “meta-nauti” diventano strane creature per metà umane per metà …avatar di se stessi. Compiono curiosi gesti, gratuiti e insoliti, i loro movimenti rallentano, i passi si fanno cauti, incerti, ma a loro modo aggraziati, come in una strana danza solitaria, le teste ruotano in imperscrutabili direzioni, le bocche si tendono in espressioni di attesa incredula. Forse così dovevano apparire i veggenti di Fatima o di Medjugorie quando, a differenza di tutti gli altri presenti, vedevano la Madonna: catalizzati da una visione non condivisibile (il metaverso isola il fruitore nel suo spazio esclusivo), i meta-nauti mettono in scena alla perfezione il dramma della comunicazione contemporanea, che finisce per diventare l’esatto opposto di se stessa.

In un futuro prossimo, una inedita forma di misticismo laico ci scaraventerà progressivamente in un universo di visioni che, più nulla avendo a che vedere con la realtà,  finiranno per modificarla sempre più Ma la realtà resterà realtà anche se modificata, modificata da noi… Piano piano, assecondando la tecnologia, che ci porterà a protesi sempre più naturali e invisibili dei nostri corpi, finiremo senza accorgerci per risvegliarci in un mondo altro, fatto per l’appunto di gente che parla da sola, che vede altri mondi mentre continua a camminare in questo, le cui fronti diventeranno schermi riflettenti, i cui orecchi capteranno messaggi da mondi alieni…

Ma la tecnologia altera e modella costantemente la realtà, compreso l’essere umano. Dunque attenzione, avviso agli apocalittici: non è la prima volta. Dalla preistoria in poi la tecnologia ha costantemente modificato il pianeta e i suoi abitanti. Se non ci riconosciamo più in questo mondo, la perversione non è in chi lo plasma a seconda dei bisogni del genere umano, ma in chi non si riconosce più in questi bisogni. In chi non va a tempo con gli spiriti guida del nostro tempo, quelli appunto che parlano “lingue future”.

18 dicembre 2023

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