Per ascoltare invece di leggere:
Gli alieni sarebbero già arrivati sulla terra. Qualche settimana fa – diciamo anche un paio di mesi – questa notizia ha un po’ movimentato il mondo della ricerca sui fenomeni non identificati. Ne hanno dato l’annuncio tre studiosi ovviamente statunitensi, delle Università di Harvard e del Montana: i “criptoterrestri” sarebbero da tempo con noi, ma nascosti nel sottosuolo, lontani dalla vista di tutti.
Abbiamo visto qualcosa del genere già nel remake del film La guerra dei mondi, dove macchine micidiali spuntavano da sotto l’asfalto delle città seminando il terrore: prima o poi la realtà (o presunta tale, ci piacerebbe) finisce sempre per superare o quanto meno raggiungere l’immaginazione.
Secondo gli studiosi, i controversi eppure sempre frequenti avvistamenti di UFO sarebbero dunque manifestazioni di una civiltà terrestre antica, evolutasi parallelamente all’umanità, ma che oggi si nasconderebbe nelle profondità della Terra o degli oceani: appunto i criptoterrestri.
Mica farebbero male a starsene per conto loro, nel caso, a giudicare da quanto siamo diventati perversi qua sopra. A parte gli scherzi, le mitologie di tanti popoli favoleggiano di stirpi leggendarie e di fantastiche civiltà misteriosamente scomparse senza quasi lasciare tracce: una per tutte, Atlantide.
Cambierebbe dunque il concetto di “alieno”: non una creatura proveniente da altri mondi, ma un figlio del nostro stesso pianeta, un nostro fratellastro, osservatore silenzioso della nostra storia, che avrebbe intrapreso un percorso evolutivo molto diverso dal nostro, e molto superiore al nostro sia sul piano culturale che tecnologico.
Dove lo metti lo metti, – su pianeti lontani anni luce, oppure nascosto in cantina – l’alieno incarna comunque tutto quello che ci manca. L’alieno è comunque l’annunciatore del desiderio, o anche l’angelo della paura, che poi è solo l’altra faccia del desiderio.
Desideriamo sempre, inconsciamente, ciò che ci spaventa, e ci spaventa proprio ciò che desideriamo: la vertigine che proviamo affacciandoci su un abisso è la declinazione protettiva della voglia di buttarci in quell’abisso per conoscerlo e in qualche modo sperare di poterlo dominare.
Dunque abbiamo bisogno dell’extra-terrestre, di qualcuno che incarni il proseguimento delle nostre misere tre dimensioni e della nostra storia, che ci prometta altro, ci trascini al di sopra di questi quattro sassi tra i quali ci muoviamo sempre più smarriti.
Non abbiamo più il coraggio di invocare Dio, ci sembrerebbe un fallimento. L’alieno è uno dei suoi amichevoli surrogati, per quanto possa essere spaventoso nell’immaginazione della maggior parte di noi: sempre meglio un marziano con le orecchie a punta e la pelle verde di un Dio che ci chieda conto della nostra vita, delle nostre scelte. Contro il marziano possiamo usare armi più o meno convenzionali, contro la Trascendenza che armi abbiamo più, se non la nostra coscienza stropicciata, la nostra mente appaltata ai software? Diamo per scontato che Dio, qualora esistesse, dovrebbe castigarci per i nostri peccati, quando invece siamo semplicemente incapaci anche solo di ipotizzare una dimensione che oltrepassi le nostre. Ci piace credere di essere fieramente autosufficienti, di non avere bisogno di alcun cielo sopra le nostre teste.
Salvo poi popolare questo cielo di dischi volanti.
Abbiamo un disperato bisogno dell’alieno che non c’è. Dell’assenza di Dio ci siamo fatti una ragione. Secoli di dispute filosofiche ci hanno temprati. Anzi fa fico sorvolare su certe antiche questioni di sacrestia.
All’inesistenza del marziano invece ci rassegniamo un po’ meno, la nostra definitiva solitudine nell’universo è un rospo difficile da digerire. Per questo – grazie a Dio – continuano gli avvistamenti e le ipotesi più fantasiose.
Sarebbe così semplice tornare ad avvistare solo la nostra fragilità. E lasciarci folgorare anche noi da una stella cometa. Magari.
9 dicembre 2024