Per ascoltare invece di leggere:
Leggo l’articolo di Marcello Veneziani datato 15 luglio dal titolo Facciamo la guerra allo scopo di evitarla. Molte buone parole per ricordare tutte le volte che abbiamo fatto guerre inutili anzi dannose (come sempre solo le guerre) e ci siamo accontentati di sermoni moralistici per invitare genericamente (e invano) alla pace sperando così di tacitare le nostre coscienze. L’articolo evoca i vari fallimentari interventi dell’occidente nella guerra del Golfo, in Siria, in Libia, in Medio Oriente e ovviamente in Ucraina: un “interventismo umanitario e armato” (geniale ossimoro!) che oggi ci fa dimenticare, ad esempio, il ben più consistente pericolo dell’espansione mondiale della Cina comunista-tecno-capitalista.
Delle tante buone parole dell’articolo di Veneziani sarebbero comunque bastate quelle a chiusura, da sole efficacissime e taglienti: “ci stanno portando alla guerra nel nome della pace e dei diritti umani. Ci stanno portando alla guerra con il nobile scopo di evitarla”. Si legga tra le righe quanto la guerra in Ucraina sostenuta dall’invio delle armi occidentali sia ritenuta dal commentatore inutile e dannosa.
Sottoscrivo. Ma poi c’è sempre chi chiede: vorresti dunque lasciare che il prepotente si prenda impunemente quello che vuole?
Io ho subito proprio oggi una prepotenza personale. Mi sono arrabbiata, ho alzato la voce, mi ci sono anche sentita male e che cosa ho concluso? Alla fine ho capitolato e deciso di subire (era il male minore). Le vicende di tanti martiri e perseguitati hanno insegnato che chi è veramente libero, portatore di valori, identità, fedi e convinzioni, non si sente prigioniero neppure dietro le sbarre. Forse l’Ucraina offesa sta perdendo un’occasione per testimoniare al mondo che è ormai finita la stagione degli stati (figli di una visione ottocentesca, visto che oggi il mondo è ormai globalizzato) e che la libertà di un popolo o di un’etnia non sta più al di qua o al di là di un confine, ma, più efficacemente dentro la testa delle persone. Dove nessuno potrà mai schiacciarla o negarla. Forse l’Ucraina offesa ha perso un’occasione per dimostrare al mondo (peraltro risparmiando vite) che oramai la libertà si può esercitare anche da schiavi. A Milano per esempio non si smise di parlare milanese quando arrivarono gli austriaci. A quel tempo il sacrificio dei patrioti aveva un senso, perché non c’era altro modo per sentirsi italiani. Ma oggi? E’ davvero necessario cacciare l’invasore per sentirsi ucraini liberi? E siamo davvero sicuri che paesi non occupati da truppe straniere non siano schiavizzati da altro genere di invasioni?
Lasciateli fare, i prepotenti. Il mondo li condannerà. Tanto quello che conta davvero non se lo prenderanno mai. Se sarete bravi a tenervelo stretto comunque, beninteso. Se imparerete a distinguere una vecchia bandiera da un’idea che sappia di futuro. Lasciateli vincere, i prepotenti. O meglio, lsciateglielo credere.
16 luglio 2024