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LE SETTE MENO UN QUARTO

Alludo alle ore diciannove. D’estate il sole ancora ben visibile comincia  a scendere sull’orizzonte, d’inverno il cielo è già scuro. Insomma è sera. Nelle strade , dalle case, dai cortili, si incominciano a diffondere profumi appetitosi: qualcuno già prepara la cena. Nei negozi i commessi intravedono con sollievo l’ora di chiusura. Nei bar si preparano gli aperitivi. Infatti è un momento stuzzicante, che non a caso qualcuno ha ribattezzato “happy hour”, preludio a tante cose, a tanti languori, incontri e attese. E’ una vigilia, un quotidiano sabato del villaggio. E’ l’ora di rientrare, di ascoltare la radio tornando a casa, oppure è quasi tempo di uscire di nuovo diretti a un cinema, a un teatro, a una discoteca, a un appuntamento. Per i cattolici è l’ora dei Vespri, la preghiera del tramonto. “Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori” (Prima lettera ai Corinzi, 4, 5)…

Ho sempre pensato che se Gesù tornerà davvero sulla terra, lo farà di sera. Quando le luci si accendono, quando la gente si raccoglie, a casa o fuori. Tornerà portando luce, appunto. E la luce si accende proprio quando è scuro. Ci stiamo interrogando in tanti su questo imbrunire del tempo presente. In tanti accarezziamo il vecchio detto “più scuro di mezzanotte non può fare”. Ma è davvero questa la mezzanotte? O sono solo le sette meno un quarto? Siamo davvero arrivati in fondo al barile o possiamo, dobbiamo scendere ancora più in basso, affrontare una tenebra ancora più tenebrosa? E quanto durerà ancora la nostra notte prima che si possa accendere un bagliore, sperare nell’alba?

Ogni epoca ha avuto i suoi profeti di sventura. “Mala tempora currunt” dice il vecchio detto, e Cicerone chiosava “sed peiora parantur”:  se  corrono brutti tempi, se ne preparano di peggiori. Sono stati sempre “mala tempora”, in ogni tempo.

Anche Shakespeare, alla vista della desolazione della sua epoca, scrisse:

 “Stanco di tutto, al morir chiedo pace,

vedo il Merito viver da mendico,

la sciatta Nullità tutta agghindata

e la più pura Fede rinnegata,

splendidi Onori a torto conferiti

e la pura Virtù prostituita

e poi la Perfezione diffamata

e ai corrotti la Forza sottomessa”.

Se non c’è limite al peggio, se questa è ancora solo la sera dell’umanità, se dobbiamo prepararci a una notte che deve sempre ancora arrivare, a maggior ragione possiamo, dobbiamo coltivare la vigilia, colorare i nostri mala tempora, trasformarli in una disincantata –e mai illusoria- happy hour.

E’ proprio questo l’impalpabile destino che ogni sera ci ricorda: l’avanzare dell’oscurità ci costringe a cercare la luce. Ma non solo. Anche noi possiamo diventare fari illuminanti o anche semplici candeline accese per qualcuno. Per questo ogni finestra illuminata in una città arida e disumana contribuisce a renderla un presepe, un luogo di attesa per tutti e per ciascuno. Avvento.

16 dicembre 2022

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