Per ascoltare invece di leggere:
Non è per snobismo se annuncio a chi legge o ascolta che ho riacceso il televisore questa mattina dopo settimane “sabatiche” di silenzio. Per modo di dire: in realtà ormai è il web che fa le funzioni della tele-visione: assai più preciso, interattivo, discreto eccetera. per informarsi e anche per intrattenersi.
RaiUno, Uno mattina. Un conduttore intervista non so chi sul rischio terrorismo in occidente contro obiettivi ebraici. L’intervistato illustra con molta precisione e dovizia di particolari la natura imprevedibile degli attacchi terroristici, nonché i possibili modi per difendersene… Sul più bello, quando il discorso ha catturato l’attenzione e sta per arrivare a una svolta, “terroristicamente” il conduttore scarica una sventagliata di parole tra lo scortese e il precipitoso e “uccide” senza motivo l’esperto in questione: “il nostro tempo è terminato, grazie e arrivederci”.
Motivo dell’uccisione? Anche il telespettatore comune sa ormai perfettamente che cos’è una scaletta. “Passiamo la linea alla collega…”. La quale, in un altro studio, incomincia a chiacchierare allegramente con una simpatica vecchietta sulla ricetta autentica della bagnacauda. Ma che cos’è? Uno spettacolino per bambini stupidi?
Adoro la bagnacauda, ma tremo al rischio terrorismo. E se la televisione di stato ha un ruolo pubblico, qualcuno dovrebbe spiegarmi perché interrompere a orologeria un discorso importante, delicato e serio per tutti noi con amenità del tipo “come e perché affogare l’aglio nel latte”.
Questa ossessione per la scaletta (peraltro, chi decide? chi orienta, chi fraziona con tanta “violenza” i temi del giorno?) appare a sua volta un atto terroristico. In nome di che cosa si tronca sconsideratamente un discorso al suo punto cruciale e si toglie la parola a un interlocutore qualificato? Sembra affiorare perfino il sospetto di autocensura. Infine, il contagio diretto fra temi inquietanti e ricette di cucina appare ridicolo anzi quasi pornografico, insomma al di là dei limiti di ogni buon gusto. I poveri conduttori, costretti a fare da cani pastore di un gregge di intervistati che si illudono di poter portare qualche informazione in più e che invece alla fine fanno la parte di marionette inutili, non sono neppure addestrati a interrompere con educazione, accompagnando garbatamente il discorso a una conclusione minimamente sensata. Sono al contrario armati di mannaia. La presenza minacciosa dell’autore si avverte nella brutalità con cui si passa da un tema grave a un teatrino di sciocchezze.
Ultima notazione: lo scopo è chiaro. Di prima mattina sarebbe cosa buona e giusta alternare tragedia e commedia per gente che vuole iniziare la giornata informandosi senza angosciarsi troppo. Ma c’è una misura in tutte le cose. Il pubblico non è stupido: se per sollevarci dall’ansia con una canzonetta, in mezzo ci mettete un exploit di maleducazione e di cattivo gusto, l’effetto raggiunto è all’opposto: irritazione pura. Ci fate venire l’orticaria. E la giornata inizia di malumore, statene certi. Anche la fatidica frase “il nostro tempo è terminato” suona apocalittica e insensata. Il tempo non termina mai, se sappiamo come impiegarlo. Al quale scopo dovrebbe anche poterci educare proprio una televisione pubblica.
3 ottobre 2024
Ennio Cavalli
Sai cos’è? Certi conduttori non sono capaci di stare dentro armoniosamente ai tempi previsti, il discorso sul terrorismo doveva svolgersi col ritmo suo e nessuno si sarebbe accorto che arrivava il momento di cambiare argomento. Colpa anche delle imperversanti e abusate dirette. Certi temi andrebbero preparati un po’ prima, con la perizia del montaggio e del controllo di qualità.
Facciamo un elogio dei servizi montati, meditati, equilibrati, così ben fatti da sembrare cotti e mangiati. Mentre spesso il cotto e mangiato delle dirette è ridondante e indigesto.