Close

NON LASCIATECI SOLI

Nel tempo di Pasqua mi domando sempre perché, da “atea cristiana” quale sono mio malgrado, ovvero da miscredente “spontanea”, cresciuta comunque nel cuore della cultura cristiana, mi commuovo particolarmente la sera del giovedì santo. Forse perché mi ricordo delle zie che, quando ero bambina, mi portavano in chiesa a “vedere i sepolcri”. Io però non capivo quel misto di serenità e di mestizia, non vedevo tombe in giro, non trovavo in chiesa nulla di diverso dal solito, in quella sera particolare se non una certa sovrabbondanza di fiori e di addobbi. Crescendo, ho studiato e capito il senso della messa “in coena domini”: la sera del giovedì santo è la sera dell’ultima cena, quella infinite volte rappresentata nella storia dell’arte in cui uno (ammettiamo anche che fosse uno qualsiasi, che non fosse il figlio di Dio) sa di essere sul punto di morire e saluta i suoi amici dicendo loro “vi amo, amatevi anche voi, non vi lascerò soli”.

Ma non è in fondo proprio la stessa cosa che ci dice chi ci vuole bene quando sta per separarsi da noi? La sera del distacco, la sera dell’amore. Ovviamente per i cristiani Gesù ha fatto molto di più, la sera dell’ultima cena: ha istituito il sacramento dell’Eucaristia, ed è anche per questo che la chiesa ricorda in questo stesso giorno l’istituzione del sacerdozio.

Oggi che sono adulta, mi commuovo la sera del giovedì santo perché penso che secoli e secoli fa qualcuno ha detto agli uomini “non vi lascerò soli”. Non mi importa chi fosse, mi importa quanti gli sono andati dietro, quanti non si sono più sentiti soli e quanti, da quella sera, lo hanno aiutato nel non far sentire soli  tutti gli altri. Mi importa insomma che qualcuno ci sia, a fare le veci di Gesù. Sì, da atea-mio-malgrado quale sono, mi consola pensare che da qualche parte ci sia un sacerdote, cioè un’antenna fra la terra e il cielo.

Ora, se è vero che Gesù ha investito ciascuno dei suoi apostoli di un compito importante e delicato (ovvero sacro ), quello di annunciare al mondo il vangelo dell’amore, cioè di non lasciarci soli (di fare le sue veci) è anche vero che ciascun sacerdote resta uomo, con le debolezze e le tentazioni tipiche degli uomini… Una delle più diffuse, fra le tante, è la smemoratezza del compito. Si vedono in giro, sempre più  numerosi, sacerdoti che appaiono dimentichi del loro mandato sacro: sacerdoti opinionisti in televisione, sacerdoti star, sacerdoti cantanti, sacerdoti imprenditori, sacerdoti gestori di case-famiglia o di centri-accoglienza, sacerdoti giornalisti, giocolieri, romanzieri, intervistati, intervistatori, detective, presentatori di libri, perfino sacerdoti chef o commentatori calcistici. Va benissimo, perché ciascuno di loro resta se stesso con le proprie passioni e attitudini, anche nel momento in cui riceve l’investitura del sacramento, e tuttavia… Tuttavia troppe volte, cercando un sacerdote, mi sono sentita rispondere che al momento era impegnatissimo, che aveva tot incontri, appuntamenti, riunioni etc etc. Insomma mi sono sentita sola.

Nelle nostre giornate frenetiche pazze, io vorrei tanto che il sacerdote fosse l’unico che non abbia apparentemente nulla da fare e che invece continui a fare la cosa più importante di tutte: pregare e  ascoltare. Proprio perché nessuno si senta solo. E non perché il prete debba sostituirsi allo psicanalista. Semmai per fare in modo che al mondo non servano più psicanalisti! Per rassicurare tutte le anime perse che qualcuno è sempre qui, presente in mezzo a noi, anche se non lo vediamo, e che dunque la promessa è mantenuta. Non mi sembrerebbe un compito da poco, né tanto meno sovrapponibile ad altri.

 

11 aprile 2023

2 thoughts on “NON LASCIATECI SOLI

  1. Vincenzo Musso

    Gentile signora Laura, sono un profondo estimatore dell’opera del suo papà, uno che si commuove dinnanzi a perle come “I giorni dell’Impero” o “Paulus”, uno che rimane a bocca aperta anche solo a sfogliare gli episodi del “Commissario Spada”. E sono un “credente spontaneo”. Desideravo ringraziarla per questo Suo post.

    1. lauradmin

      Gentilissimo, grazie per il s uo apprezzamento del’opera di mio papà. Forse la mia sensibilità cristiana è stata coltivata proprio da quelle storie disegnate, così pervase di spiritualità anche se apparentemente narravano tutt’altro… Grazie ancora!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *