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NON MI PIACE SCRIVERE DI POESIA

Giona nella pancia del Pesce Cane è una raccolta poetica di Nicola Dal Falco. Che strano titolo. Chi è Giona? E’ lo stesso autore? E’ ognuno di noi? E chi è il Pesce Cane? Davvero il mostro marino che nella Bibbia inghiotte il profeta? Certamente profeta appare Dal Falco in questi pochi, eleganti versi. Eleganti perché pochi, pochezza che diventa  grazia e grandezza. Dal Falco è il profeta della diminutio nel grande mare dei contemporanei eccessi.

Non mi piace scrivere di poesia, mi sembra di imburrare il burro. Parlarne o sentirne parlare, ancora peggio. Che aggiungere a quello che suona “giusto”, in perfetto equilibrio con se stesso, misurata armonia di pieni e di vuoti, da gustarsi in una solitudine che assomiglia a una preghiera?

In questo caso devo invece aggiungere motivi alla lettura della sobria raccolta: Giona nella pancia del Pesce Cane  è un piccolo percorso di educazione al silenzio. Il silenzio è fin troppo chiacchierato nei nostri tempi cialtroni, evocato da più parti a ragione e più spesso a torto, ossimoro della nostra bulimia di chiacchiere e meta-dati. Il silenzio generato dai versi di Dal Falco è invece un ristoro stratificato e sincero, anteprima, appunto, di preghiera: vi si sovrappongono il silenzio-dialogo che il poeta instaura con la natura – il mare, soprattutto, il suo Tirreno- , il silenzio della parola poetica in sé, ripulita da compiacimenti e orpelli, il silenzio di una meditazione quasi metafisica, sugo di una spiritualità carnale, di nuovo rispettosa della natura, cui ogni componimento, ogni verso, ogni parola continua a rimandare in un piccolo cerchio perfetto che apre e conclude, che spazia ed abbraccia.

Che silenzio doveva abitare la pancia del Pesce Cane nella visione biblica? Un silenzio spurio, contaminato dall’eco dei marosi esterni e di quelli interni delle viscere: e allora la rivelazione che arriva dai versi di Nicola Dal Falco è forse proprio la misteriosa, benedetta corrispondenza fra il dentro e il fuori. Il dentro dell’uomo – viscere e anima- e  il fuori del mondo, in quella illuminante incertezza circa chi è il vero centro dell’universo:

oggi è il mare/che guarda me.

Grazie a Nicola Dal Falco, non a caso anche generoso e corposo pittore (“sacerdote” dei colori e delle luci del Mediterraneo) per questo illuminante scorcio di mestizia e insieme di bellezza.

 

26 maggio 2022