Close

NON SOLO UN TEATRO

Quando si dice “teatro”. Che cosa ci viene in mente? In genere un luogo antico, un po’ muffoso, la polvere sul palcoscenico, le poltrone di velluto solitamente rosso, magari un po’ consumato. O anche piccoli spazi alternativi ricavati in un garage, oppure i celebrati, immensi e fastosi templi della lirica e della drammaturgia con i lampadari di cristallo, con svariati ordini di palchi dalle colonnine istoriate e le decorazioni barocche… Ci viene in mente una ritualità antichissima fuori dal tempo ma anche abitudini borghesi ormai venute meno, da molti rimpiante, da molti altri sostituite con intrattenimenti più tecnologici e meno impegnativi.

Ci viene in mente qualcosa che non c’è più ma che insieme non smette di appartenerci e di coinvolgerci, di riguardare la nostra storia e in qualche modo anche la nostra infanzia, l’infanzia di tutta l’umanità.

Che il teatro sia un gioco ce lo ha ricordato in molti sensi la XX edizione della rassegna Schegge d’autore, ideata da Renato Giordano e conclusasi ieri 14 aprile al Teatro Tor di Nona. Un gioco serissimo, beninteso, che coinvolge la professionalità, la creatività, il lavoro, la dedizione e l’impegno di una quantità di persone. Tante ne sono passate ieri sul palco dello storico teatro di Pirandello, a ricevere i vari premi assegnati dalla giuria presieduta da Giovanni Antonucci: miglior corto, atto unico, miglior attore e migliore attrice, premi speciali della sezione internazionale… Sono stati così applauditi autori e interpreti di consumata esperienza ma anche giovani e giovanissimi attori e registi. Come in un gioco li ha coinvolti con brillantezza sul palco lo stesso Renato Giordano, rivelando la sorprendente rete di rapporti, collaborazioni, contaminazioni che caratterizza da anni la effervescente attività del teatro da lui diretto insieme a Ulisse Benedetti, a cominciare dal sostegno dato alla rassegna da istituzioni quali il Sindacato Nazionale Autori Drammatici e Radiotelevisivi, l’INPS Fondo Pittori, Scultori, Musicisti, Scrittori e Autori Drammatici e la Federazione Unitaria Scrittori.

A giudicare dalla vitalità andata in scena ieri sera, si fa fatica a comprendere la ricorrente lamentazione circa la crisi del teatro: lo sforzo di Giordano e compagni è proprio quello di andare in cerca di quelle nuove idee e di quei nuovi talenti che, in Italia, meccanismi troppo istituzionali e burocratizzati hanno forse contribuito negli ultimi decenni ad inibire, e che invece appaiono ancora energetici e carichi di spunti, fuoco sotto la cenere. Ma l’intuizione decisiva sembra venire dallo stesso Giordano quando ripete che il teatro (un teatro piccolo, storico e raccolto come il Tor di Nona, benché il discorso valga anche per i grandi teatri “stabili”) non può più limitarsi ad essere “solo un teatro”. Ragioni pratiche ma lo stesso senso del presente, l’avanzare delle nuove tecnologie che hanno stravolto le abitudini e le esigenze delle persone, suggeriscono che il teatro, che ogni teatro divenga uno spazio polifunzionale, modulare, vivo, aperto ad attività diverse e complementari (didattica, ricerca, mostre d’arte, cinema, eventi…), che si confronti insomma con la vita vera, rendendo la propria anima ( il proprio nucleo interno tradizionalmente “sacro”) meno esclusivo e dunque meno escludente, che riesca insomma a rapportarsi con forme più contemporanee e più aperte di rappresentazione della realtà e di intervento sulla realtà stessa, arrivando a modificarla e a modificarsi, arrivando forse, in un futuro speriamo non troppo lontano, a recuperare e a rigenerare il suo più genuino ruolo politico.

Il teatro è morto. Quante volte abbiamo sentito ripetere questo mantra da nostalgici di altre epoche che dobbiamo accettare come ormai concluse: è morto quanto sono morti la creatività, il senso civico e di solidarietà, la consapevolezza individuale e collettiva, la capacità di emozionarci, la stessa voglia di giocare…

Ma il teatro, proprio in quanto gioco, è un archetipo dell’animo umano, e dunque morirà col genere umano. Dovranno semmai evolvere le sue forme, le sue varianti, le sue applicazioni al tempo presente: per questo, ai nostalgici del tempo-che-fu devono sostituirsi menti vivaci e avvertite come quelle di Renato Giordano e dei suoi complici, vecchie nuovi, a cominciare dagli animatori dello storico Filmstudio, che apre una nuova stagione di cinematografia d’essai proprio in collaborazione con il Tor di Nona. Non solo un teatro, dunque. Non solo teatro, ma anche impegno, responsabilità, sperimentazione, innovazione, ricerca e soprattutto attenzione al tempo presente.

Forse incombono nuvole nere sul destino dell’umanità, e non sono più in assoluto più i tempi giusti per predisporsi a giocare, ma è proprio quando la notte si fa più cupa, che è urgente trovare una fonte di luce, soprattutto a beneficio delle giovani generazioni. E non certo per consolarci o per distrarci, al contrario per rinnovare il nostro attivo impegno di persone. In teatro, quando inizia lo spettacolo, le luci si spengono: è proprio allora che dovrebbe accendersi qualcos’altro. Se “tutto il mondo è un palcoscenico”, come scriveva William Shakespeare, ricordiamoci che siamo sempre e solo noi a rendere bello -o meno-  lo spettacolo.

 

15 aprile 2023

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *