Sulla rivista Wired (la Bibbia di Internet) leggo un divertente articolo intitolato: “Che animale è Pippo?”. Allude al goffo amico di Topolino (Goofy è non a caso il suo nome originale), fra i più amati personaggi di Walt Disney, e dedica una approfondita analisi a quella che sembrerebbe una vexata queastio nel mondo dei fumetti: l’incerta identità animale di questo personaggio, enumerando le varie esegesi a riguardo. Chi presume si tratti di un cane, chi di un cavallo, chi di un animale inesistente…
L’articolo sembra tra l’altro diffondere anche un dato sbagliato, attribuendo a Pippo come fidanzata la mucca Clarabella, che invece è notoriamente la compagna del cavallo Orazio. Peraltro, a mio parere, a Pippo e alla sua amabile goffaggine dona magnificamente lo status di single, apparendo lui un ragazzone quasi vergine, dalla mente adolescenziale, inaccoppiabile con chicchessia, un pezzo unico insomma.
Non mi interessa ovviamente aggiungere la mia interpretazione all’identità più o meno canina o equina di Pippo. Mi preme semmai notare come in un’epoca di assoluta liquidità circa le identità sessuali, etniche, religiose, razziali, e psicologiche delle persone, rientri dalla finestra, buttata fuori dalla porta, l’esigenza della definizione precisa della specie di un animale immaginario, che anima le fantasie dei bambini. Quasi che, non potendoci più permettere di identificare le persone reali in base al sesso, alla etnia, alla religione, alla razza, alla psiche etc etc etc (identificare oggi è considerato un atto colpevole, che equivale a giudicare e dunque emarginare) sfogassimo la nostra ansia di definizione su personaggi inesistenti.
La realtà è fluida, ma la fantasia reclama le sue classificazioni chiare e inequivocabili. Paradossi del nostro tempo: in passato la realtà era l’ambito delle certezze, la fantasia il regno del possibile e dell’ambiguo. Oggi i ruoli si sono invertiti. Privati di certezze su ciò che è, le rivendichiamo su ciò che non esiste.
Onore a Pippo e a i suoi creatori , allora. Nato nel 1932, anticipa la celebrazione dell’odierno relativismo: niente è ciò che è, tutto è ciò che potrebbe essere. C’è un Pippo per ognuno di noi, pirandellianamente offerto alla logica del “così è se vi pare”, e un Pippo in ognuno di noi, che oggi possiamo permetterci di essere contemporaneamente uno, nessuno e centomila.
Quando eravamo bambini, l’incerta identità di questo adorabile animaletto ci consolava, poteva essere tutto e niente, chiunque e nessuno, una specie di angelo del possibile. Oggi il possibile diventato reale ci fa sentire impotenti e annichila la nostra fantasia e la nostra capacità di sognare. Io preferisco continuare a non sapere che animale è Pippo. Preferisco che resista un piccolo angolo di mondo dove non esistono tutte le risposte a tutte le domande.
18 ottobre 2023