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NUMERI

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Il mio numero è l’undici, il primo dopo il 10, considerato nelle culture antiche di grande importanza spirituale, dal significato metafisico, ponte fra mondo materiale e mondo spirituale, inizio di un nuovo ciclo.

Tra qualche giorno “intervisterò” Pitagora, per un’altra serata della rassegna delle interviste impossibili al Teatro Tordinona, e vedrò di chiedergli conferma di questa storia della numerologia, della sostanza esoterica dei numeri, dalla cabala ai tarocchi. Ma l’interpretazione mistica del numero undici mi piace, mi assomiglia, non potevo nascere che l’undicesimo giorno di un mese che segna a sua volta un passaggio di stagione.

Ci sono persone che si ricordano doverosamente – essendo parenti e affini- del mio compleanno; altre che se ne ricordano per caso, mandando auguri estemporanei, comunque graditi, su suggerimento di altri o grazie a un provvidenziale promemoria su un’agenda, altre ancora che ricompaiono in questa occasione dopo anni di distacchi, testimoniando a sorpresa l’inspiegabile mantenimento o l’improvvisa reviviscenza del ricordo, e soprattutto rivelando il senso, anche modesto, anche occasionale, che devo avere avuto nelle loro vite. Non lo posso nascondere: in questo giorno mi sento puerilmente al centro del mondo. Come se tutto si fermasse intorno a me, come se, tutto lavorasse in funzione mia, concentrate in ventiquattro ore, potessi vedere, riuniti insieme, tutti i miei giorni, dall’infanzia alla maturità, popolati dalle persone vicine e da quelle lontane, da quelle per le quali esisto oggi, ma anche da quelle per le quali sono esistita solamente ieri.

Quest’anno undici fa rima per me con sessantotto. Un numero che richiama una rivoluzione, o una pseudo-rivoluzione, quella rivolta giovanile che in Europa e in America sembrava dovesse capovolgere il mondo, mentre invece capovolse solo qualche banco e qualche cattedra nelle scuole e nelle università. Io all’epoca ero troppo giovane per partecipare, ma anche troppo vecchia per non capire che tutto era solo una finta, un set cinematografico bene allestito da politici sapienti, nel quale ragazzi illusi quanto generosi si buttarono ignari.

E poi c’è il numero zero. Il mistero di tutti i misteri! Che, mi dicono, non è neppure un numero. Che è il risultato della somma di tanti sforzi di milioni di persone, che si affannano da secoli e millenni su questo pianeta per inseguire ideali, realizzare utopie, vincere guerre, sconfiggere fame e sete, debellare malattie, difendere diseredati e oppressi… Che siamo noi, ciascuno di noi. Uno zero, un nobile zero. Ciascun undici, sessantotto, trenta, trentacinque, ottantaquattro e novantanove… Ognuno essenziale, ognuno superfluo.

 

11 marzo 2025

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