Ho lavorato con Pino Colizzi per circa tre anni, tra il 2011 e il 2014, su due fronti contemporaneamente:
la realizzazione del reading shakespeariano William contra Shakespeare, da me scritto e da lui diretto e la publicazione dei Sonetti di William Shakespeare, da lui tradotti in italiano per l’edizione multimediale delal Società Editrice Dante Alighieri (libro + CD).
Durante i lunghi mesi delle prove dello spettacolo da una parte e del lavoro editoriale dall’altra, ho fatto tesoro della notevole esperienza di Pino, delle basi della sua professione, nonché delle sue sfumature umane, tanto da proporgli di pubblicare la grande massa di appunti che avevo via via preso nelle varie fasi del lavoro comune, integrandoli con alcune domande più mirate sull’uso delle voce e sulla sua storia artistica.
Da circa sei mesi di incontri è scaturita una conversazione composita nella quale l’ attore si racconta in cinquant”anni di carriera, attraverso incontri, aneddoti, idee, indicazioni di mestiere, confidenze … Sono certa che l’opera rappresenti un utile strumento per tutti i professionisti del settore e in particolare per gli studiosi della voce.
Il libro è arricchito da uno vasto corredo di immagini: foto di scena e dai set, disegni, istantanee, locandine, ed è introdotto da due contributi di Gianpiero Gamaleri e di Ernesto G. Laura.
Il libro è stato pubblicato grazie a Francangelo Scapolla con la casa editrice Le Mani, di Genova e vanta il sostegno dell’ANCCI, l’Associazione Nazionale Circoli Cinematografici Italiani
Ecco un assaggio dal sesto capitolo, quando chiedo a Colizzi di descrivermi “una bella voce”:
Me l’hai già chiesto, ma come posso descriverti una voce?
La voce è uno strumento è vero, ma non uno strumento standard. Ogni voce è un capolavoro.
Unico, come la fisionomia. Non c’è una voce che sia uguale a un’altra, è come una faccia, come una foglia. Se hai orecchio, la riconosci anche dopo averla sentita una volta sola. Come una persona, la cui faccia ti rimane impressa…
Può cambiare il modo di usarla; possono cambiare i ritmi, i toni, ma la pasta non cambia, oltretutto sarebbe un peccato se cambiasse.
Difficile parlare di belle voci: possono piacerti o meno, come ti può piacere o non piacere il suono di uno strumento, ma una voce bella appartiene a chi riesce a farla credere bella.
Poi ci sono gli “a-vocici”, con voci del tutto insignificanti, come gli “a-faccici” che non riconosci dopo cento volte che li hai visti.
Ma può darsi che queste persone, di insignificante, non abbiano soltanto il viso e la voce…
Ci sono voci in scatola, le “voci-rumore” … quelle in un barattolo ricoperte d’olio…