C’è una frase di Gesù che mi ha sempre colpito: «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e come vorrei che fosse già acceso…” E’ così umano quel “come vorrei”. Ci sono tante banali canzoni d’amore che iniziano proprio così. Banali e poi profonde. Non mi ricordo se in altri punti del Vangelo Gesù esprima altri desideri. E mi chiedo sempre come sia possibile che abbia espresso un desiderio proprio lui che era Dio. D’altra parte mi piace che abbia espresso un così umano e semplice desiderio, e anzi, precisamente quello: il desiderio del fuoco.
Lo so che gli esegeti, i teologi, i sacerdoti spiegano quel fuoco come la forza purificatrice contro il peccato. Il fuoco è il purificatore per eccellenza, è la condizione per arrivare alla purezza. E infatti la nostra parola “purezza” deriva proprio dal greco “pur”, fuoco. Lo so che quel fuoco che Lui vorrebbe fosse già acceso è il fuoco che fa piazza pulita del male. E del resto, poi lo Spirito arriva proprio in forma di fuoco.
Ma io, povera atea cristiana, in quel fuoco ci sento piuttosto il bruciare delle passioni umane, l’ardore per destini o missioni urgenti e inevitabili, la forza trascinante verso qualcosa che ci chiama e a cui non possiamo non rispondere, a cominciare, per chi crede, dalla sua parola infiamma-cuori: fuoco su fuoco, fulmine a ciel sereno, lava che concima la terra.
Quell’incendio però non è per niente appiccato, nel nostro mondo distratto e annoiato. A dispetto di tutti gli slanci manifesti e degli entusiasmi esteriorizzati, nonostante i proclami, la sfavillante pubblicità e la più sfacciata visibilità, nessuna fiamma sembra ancora (o sembra più) accendere per davvero i cuori degli uomini di oggi. E tanto meno quella fiamma purificatrice che potrebbe restituirci l’innocenza. Questo è il pianeta degli uomini spenti, come titolava un vecchio film di fantascienza: tizzoni già carbonizzati o piuttosto fantocci di amianto. Incapaci di accenderci e anche di comprendere…
Dunque oggi Gesù esprimerebbe lo stesso, umano desiderio: come vorrei… Eppure, basterebbe così poco per sentirlo affiorare anche dentro di noi e imparare ad assecondarlo, quel desiderio-nostalgia di un incendio gentile che potrebbe renderci capaci di esaudire lo struggente desiderio di Dio: accenderci del coraggio della verità e prendere posizione, anche a costo di rinunciare a qualcosa, anche a costo di rinunciare a tutto, di … bruciare tutto e nel tutto. Il pensiero torna ancora quella rinuncia papale, agli otto anni di pontificato in un attimo inceneriti. In apparenza. Perché di fatto inceneriti in quel fuoco. Di passione, divisione e purificazione.
Del resto “rinunciare” fa rima con “annunciare”: la rinuncia è solo la risposta a un annuncio, o forse è un annuncio ripetuto, rilanciato un po’ più in alto, acceso di una fiamma meno abbagliante ma forse più duratura.
E io come vorrei che il mondo la vedesse.
5 gennaio 2023