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PRIMA

Molto diffusa nell’antichità, la pena di morte non è ancora …morta. Ancora applicata in molti paesi cosiddetti civili e sedicenti custodi della democrazia, non cessa di far discutere. Ritenuta da molti pensatori illuministi come pratica barbara e disumana, resiste oggi grazie a pragmatici argomenti a favore.

Ma in quanti modi si può essere condannati a morte? Ci sono condanne a morte non cruente, non eclatanti, mimetizzate, apparentemente inoffensive, che non hanno bisogno di sedie elettriche o di iniezioni letali e neppure di croci visibili. E che sfuggono alle attenzioni di Amnesty International.

La croce più terribile cui tanti oggi vengono appesi e destinati senza appello è l’invisibilità. Troppi uomini e troppe donne sono condannati oggi alla non-esistenza, a una vita sotterranea da lombrichi, a una morte apparente ma sostanziale, in forza di nessuna sentenza, in forza di tacite ma inesorabili condanne, emesse da giudici ben mimetizzati e ovunque diffusi,  complici tra di loro, eccellenti nel voltarsi dall’altra parte, bravissimi a lavarsene le mani.

Prima stazione: Gesù è condannato a morte. E tanti con lui, e anche noi con lui, tutte le volte che veniamo abbandonati ai nostri drammi quotidiani, ignorati, dimenticati, cancellati come persone, privati dei più elementari diritti, messi a tacere, inascoltati. Una condanna impalpabile, e per questo tanto più feroce.

 

25 marzo 2023

 

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