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SALIAMO TUTTI SU QUEI TRATTORI

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C’è qualcosa di antico nella cosiddetta protesta dei trattori, che sta investendo Italia, Francia, Germania, Romania, insomma mezza Europa. C’è qualcosa che ci riporta indietro di secoli. E se si cambiano di poco i parametri, si può facilmente constatare che i meccanismi si ripetono identici.

Europa, sette secoli fa. Rivolte nelle Fiandre, in Francia, in Inghilterra, nell’Italia meridionale… Una eccessiva pressione fiscale e prezzi agricoli in diminuzione, con l’aggravante di guerre, carestie e epidemie, spingono i contadini a protestare contro monarchie e nobiltà feudale. Le cose non vanno meglio nella Germania del cinquecento, quando i contadini mettono a ferro e fuoco tutto il Sacro Romano Impero protestando contro l’esagerata sperequazione fra le classi. Perfino Martin Lutero si schierò contro di loro. E nel settecento, in Francia, a protestare contro il potere assoluto rivendicando egalité, liberté, fraternité sono soprattutto i rappresentanti del terzo stato: nelle campagne si scatenano feroci saccheggi contro i castelli, simbolo di quel potere feudale da sgominare.

Oggi, il potere da sconfiggere ha cambiato faccia, si è diabolciamente perfezionato, riuscendo in molti casi a mimetizzarsi: sventola la bandiera della tutela dell’ambiente (un certo ambientalismo estremista gli dà manforte), invoca l’ottimizzazione delle risorse in vista della sconfitta della fame nel mondo, accampa grandi ideali che incantano alcune forze politiche e perfino le intellighenzie, mentre la burocrazia targata EU impazza. Ma il contadino, scarpe grosse e cervello fino, non lo inganni. Il contadino sta per definizione vicino alla terra, e nella terra ha i piedi ben piantati. Sa perfettamente, per esperienza diretta, di stagione in stagione, che se le risorse della terra vengono meno, il futuro diventa incerto. Non a caso il settore agircolo si definisce “primario”. E’ ancora così che primariamente l’umanità si sfama: grazie alla terra, ai suoi prodotti, alla fatica dell’uomo, più o meno sorretta dalla tecnologia. Sorretta, e non soppiantata. Oggi, al posto dei monarchi e dei feudatari rapaci, al posto della nobiltà sfruttatrice delle masse, ci sono le industrie che si ammantano di nobili scopi, ci sono quattro spregiudicati che vorrebbero stabilire il proprio monopolio nelle produzioni più o meno tradizionali o alternative, aggrappandosi a quelle benedette norme europee. Verosimilmente pensate apposta. La storia cominciò anni fa, quando proprio dal parlamento di Strasburgo iniziò il controllo sulla diffusione delle sementi, imponendo cataloghi di varietà accettate e certificate secondo criteri standard, in conformità a precise modalità di riproduzione. E le specificità locali? I marchi DOC, DOP, che certificherebbero la nostra fierezza di produttori unici ed esclusivi di un determinato vitigno, di un determinato formaggio etc? Precisiamo dunque l’ambito del nostro raccapriccio: non facciamoci incantare dall’orrore per le farine di grilli – anche i grilli sono in fondo un prodotto “naturale” e non è escluso che potrebbero rappresentare una risorsa alternativa– ; inorridiamo piuttosto sul perfido binomio business-burocrazia, che arriva perfino sulle nostre tavole.

L’intrico di norme con lo scopo ufficiale di omologare l’agricoltura europea per renderla più competitiva col resto del mondo offusca i soliti interessi economici che spesso transitano sulla nostra salute. Gli OGM saranno anche innocui e risolveranno in parte la fame nel mondo, ma a noi consumatori dovrebbe poter rimanere la libertà di scelta. E agli agricotori, eredi di una cultura secolare, dovrebbe poter rimanere la libertà di sopravvivere con il loro lavoro, appreso ed ereditato da generazioni.

Il timore è che alla fine perfino la piantina di basilico innaffiata sul balcone verrà considerata fuorilegge, e che i titolari di modesti orti di città verranno perseguitati come terroristi. Nessuno sembra ancora essersi ancora reso conto che il controllo sul cibo è ancora più pericoloso del controllo sulle idee. Per questo la protesta dei trattori ci riguarda tutti.

 

19 febbraio 2024

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