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SE POTESSI

C’è una vecchia canzone portata al successo da Barbra Streisand che dice: “Se potessi, ti proteggerei dalla tristezza che vedo nei tuoi occhi … Ti insegnerei le cose che non ho mai imparato, ti aiuterei ad attraversare i ponti che ho bruciato. Lo farei se potessi. Proverei a difendere la tua innocenza, ma la porzione di vita che ti ho dato non mi appartiene. Ti ho visto crescere, e così ora posso lasciarti andare… Ma so anche che non potrò mai piangere le tue lacrime. Eppure lo farei. Se potessi.”

Sono pensieri di una madre rivolti a un figlio. O a una figlia. Nel verso “non potrò mai piangere le tue lacrime” penso sia racchiuso il cuore del dramma di noi umani su questo pianeta. Nessun amore sarà mai sufficiente a evitarE sofferenze A chi ci è caro. I preti dicono anche: “Sulla croce c’è posto solo per uno”. Di fronte al dolore siamo comunque soli. Fatta salva la solidarietà, la vicinanza, l’aiuto materiale di chi ci vuole bene. E penso alla mamma ucraina vista in televisione che fuggendo da casa si porta in collo la bambina ma anche la sua bambola. Perché conosce il dolore della piccola, e vuole che anche nella follia della guerra rimanga sempre un piccolo spazio per il gioco. Ma di più non può fare. E poi penso anche alla madre del soldato russo, allo strazio di quel saluto alla stazione quando il giovane, zaino in spalla, con centro altri giovani come lui, è in procinto di partire per il fronte esattamente come fece suo nonno all’inizio della seconda guerra mondiale, quando forse un’altra madre, esattamente come quella di oggi, avrebbe tanto voluto mettersi lei lo zaino in spalla al posto del figlio. Ma non avrebbe potuito. Storie che si ripetono, dolori che si susseguono e che non sono interscambiabili. E penso a tutti noi, che beviamo astratte notizie dai telegiornali, come se un’altra guerra mondiale non fosse già iniziata, ancora più terribile perché quasi inavvertita, perché del dolore degli altri tutti parliamo, magari  mostrandoci partecipi, ma nella realtà nessuno può viverlo davvero, anche se volesse.

Se potessi, io smetterei di essere me per diventare te nel momento esatto della tua sofferenza. Purtroppo, il risultato dell’equazione è sempre lo stesso. “Ognuno è solo…” In questa solitudine, più che nel dato dell’esistere davanti all’Essere, sta il mistero, il destino, la condanna e insieme il “premio” di noi umani: solo dal parapetto del nostro isolamento di creature ci è dato di affacciarci sulle vite degli altri. E scambiarci un saluto, esattamente come sulla banchina di quella stazione di Mosca.

 

26 gennaio 2023

 

 

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