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STRANE TENDENZE NELLA NOSTRA SCUOLA ELEMENTARE

Pare che nella scuola elementare-media Salvatore Quasimodo al quartiere Appio Latino di Roma (Isitituto comprensivo di via Mommsen), i figli di non italiani vengano addestrati a dimenticare la loro lingua madre. La sconcertante notizia mi giunge da una coppia di albanesi, lavoratori naturalizzati in Italia, la cui figlia frequenta questo istituto. Io non conosco le motivazioni che spingono le maestre di questa scuola – forse anche di altre sul territorio, non so – a insistere con tanta pervicacia affinché i figli di stranieri non sentano più parlare in casa la lingua dei loro genitori e dei loro nonni e mi piacerebbe tanto conoscerle.

Ho sempre saputo che i figli di coppie bilingue, o di coppie emigrate all’estero, pur iniziando a parlare forse un po’ più tardi rispetto a coetanei nati da genitori di una stessa lingua e su uno stesso territorio, rivelano negli anni un’intelligenza più pronta e una maggiore apertura mentale. Basta il buon senso a capirne la ragione: si confrontano fin dalla nascita, per un verso o per un altro, con due culture, con due tradizioni. A casa sentono parlare due lingue, oppure a casa sentono parlare una lingua e fuori casa un’altra: devono rapidamente adeguarsi, imparare a distinguere, a scegliere, sentendosi comunque parte di entrambi gli universi. Forse all’inizio questo costerà loro un po’ di disorientamento e di fatica, a cominciare dall’impegno di scegliere con quale dei due mondi maggiormente identificarsi, ma alla fine del percorso avranno certamente accumulato un notevole bagaglio di conoscenze e sensibilità, saranno certamente persone più aperte al mondo, maggiormente disponibili al confronto e più interiormente ricche.

Perché allora le maestre della Salvatore Quasimodo (Istituto comprensivo di via Mommsen) impongono ai genitori albanesi di parlare in casa solo italiano e di non pronunciare più una parola nella loro lingua davanti alla propria figlia? Forse perché temono di dover faticare di più a farle apprendere l’italiano a causa di inevitabili “distrazioni” provocate dalla frequentazione con un altro lessico e un’altra grammatica? Ma non sarebbe precisamente questo il loro compito, incluse tutte le analoghe difficoltà di singoli casi? (ci sono figli di capoverdiani o di finlandesi, ci sono bambini più “asini”, altri più svogliati, altri ancora che preferirebbero soltanto studiare la matematica o il disegno etc etc) . Domando: ma a scuola si studia ancora la storia, ovvero il valore delle origini, del nostro passato, si insegna ancora a ricordare oppure si sta iniziando a insegnare a dimenticare? Se fosse davvero così sarebbe terribile. E’ entrata anche nella scuola elementare la famigerata, censoria, nazistissima cancel culture?

Per essere più chiari: si parla tanto di accoglienza, integrazione etc. Integrare figli di stranieri a prezzo dell’oblio della loro patria d’origine non è forse una forma di razzismo? Non stiamo forse perpetuando la criticatissima tendenza di “normalizzare” il diverso, facendolo diventare “uguale” a un modello presunto giusto? E non sarebbe questo invece il paese che accoglie, include e soprattutto rispetta tutte le diversità? O le maestre della Salvatore Quasimodo non ne sono state ancora informate?

Può darsi che io abbia capito male, o che ci siano ragioni didattiche che io non arrivo a comprendere. Vorrei tanto capire. Il risultato che ho visto è una bambina che, interrogata in materia, rinnega fermamente le proprie origini, dichiara di non conoscere l’albanese (mentre in realtà lo capisce perfettamente), rifiuta di dialogare col nonno che non capisce l’italiano, e ribadisce fieramente di essere nata in Italia. Il che è vero, ma le si dovrebbe spiegare che se fosse nata in qualsiasi altro posto sperduto della terra dovrebbe esserne ugualmente fiera. Oltre a spiegarle che essere figli di due mondi è una ricchezza e una enorme opportunità da coltivare, non un handicap o una colpa di cui vergognarsi. O no?

Ora alla stessa bambina viene consigliato di intraprendere un ciclo di sedute psicoterapiche e di logopedia. Non sarà che invece di integrarla soprattutto dentro se stessa, questa scuola la sta instradando verso disturbi dissociativi vari ivi inclusa la schizofrenia? Qualcuno ci pensi, qualcuno se lo domandi. Grazie.

 

9 dicembre 2022

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