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UN PENSIERO CHE NESSUNO PENSA

Se dovessi cominciare oggi a fare la madre –i miei due  figli sono ormai poco meno e poco più che trentenni – credo che li addestrerei a cercare, fin da piccoli, quel  pensiero che nessuno pensa. Quando avevano quattro o cinque anni li invitavo a un pensierino al giorno. E già di questo mi rimproverano ancora adesso, come di un compito noioso e quasi ridicolo. Oggi alzerei il tiro. Non mi accontenterei di un semplice, puerile “pensierino”. Vorrei un pensiero autenticamente alternativo, almeno in potenza. Non mi basterebbe insomma addestrarli a esercitare lo spirito critico e di osservazione (perché i cani hanno la coda? L’acqua è quasi sempre trasparente ma certe volte no, le signore coi tacchi sono più antipatiche di quelle con le scarpe da ginnastica etc) ma cercherei di educarli a pensare sempre controcorrente.

Ma mentre faccio tra me questo… pensiero ( retroattivo e certamente inutile), mi ritrovo a mia volta a pensare che il pensiero è sempre alternativo. Che la filosofia inizia con un processo di negazione di quanto appare ai nostri sensi e al senso comune, e che  noi stessi, da bambini, iniziamo a parlare – a imporci al mondo-  quando diciamo un no, quando ci opponiamo a un ordine costituito. Anima da brigatista? Può anche darsi. Tuttavia , senza voler far saltare in aria niente e nessuno, penso che dovrebbe essere un dovere civico di ciascuno di noi cercare sempre di perlustrare l’altra faccia della luna, l’area poco illuminata della realtà, le zone poco frequentate, gli spazi di nessuno. E’ precisamente da lì che nascono le prospettive più inedite e interessanti, i pensieri più costruttivi e fantasiosi.

Durante la prima impresa umana sulla Luna, nel luglio del 1969 pensavo con una stretta al cuore all’astronauta Michael Collins, costretto a girare in orbita lunare sul modulo di comando Columbia mentre i suoi due colleghi allunavano nel mare della tranquillità a bordo del modulo Eagle. Una stretta al cuore perché immaginavo la sua frustrazione di sentirsi solo il taxista dei due eroi dello spazio, e perché mi figuravo quella sua solitudine abissale quando si sarebbe trovato per l’appunto dall’altra parte della luna, dove anche le comunicazioni radio non sarebbero arrivate. Nello stesso tempo però, lo invidiavo: nessuno avrebbe potuto provare una solitudine più assoluta della sua. Tornando sulla Terra, mi dicevo che alla fine  avrebbero compiuto tutti e tre delle imprese eccezionali ed eccezionalmente eroiche: camminare sulla Luna, ma anche sparire totalmente al genere umano, staccarsi del tutto dal mondo per affacciarsi un istante sul vero al di là. Mi chiedevo chi dei tre avrebbe dovuto essere considerato il più coraggioso. Allora non sapevo che cosa rispondermi, oggi sì.

Di quella esperienza Collins disse: “Ero solo, assolutamente solo, e completamente isolato da qualsiasi altra forma di vita conosciuta. Sono Io (la vita). Se si fosse fatto un conteggio, il punteggio sarebbe stato 3 miliardi più due dall’altra parte della Luna, e uno più Dio da questo lato“.

Questo fotogramma del secolo scorso bene riassume il delicato e immane compito di andare in orbita dove nessuno arriva. Sforzarsi di cercare quella visione unica, che è molto al di là del senso comune, è un esercizio più pesante del CrossFit. Il rumore prodotto dal conformismo contemporaneo non ci aiuta, ma il pensiero che nessuno pensa è sempre lì, semrpe diverso e sempre nuovo, ad aspettare ciascuno di noi.

Consideriamolo come un bastardino abbandonato, un bracciale di brillanti caduto per terra dal braccio di chissà chi, una risorsa che ha bisogno del nostro impegno per essere scoperta e restituita al mondo, o comunque condivisa. E’ sempre dall’altra parte di tutto, che si godono i panorami più incontaminati. Perché nessuno in genere arriva così lontano. E l’altra parte di tutto è un paese che non finisce mai. Ognuno di noi può avere il suo “lontano” da esplorare e da donare al mondo.

 

9 febbraio 2023

 

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