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VECCHI GIOCATORI, REGOLE NUOVE

D’accordo, non è un fine diplomatico. Neppure uno smaliziato politico. Attirerà pure molte invidie per il suo successo mondiale e per i suoi conti in banca. Però potremmo sforzarci, per un attimo, di vederlo come un comune cittadino di questo pianeta. Elon Musk ci ha provato, con la sua forse goffa proposta di pace, a  dire basta alla bullesca prova di forza fra Mosca e Kiev cui stiamo assistendo da troppi mesi.  Ma Zelenski l’ha bollata come una mossa filo russa. E ti pareva. Il fondatore di Tesla aveva avviato un sondaggio su Twitter con una serie di punti per raggiungere la pace, che a Kiev sono sembrati favorevoli alla linea di Putin. Consultare il popolo nelle regioni annesse sotto la supervisione Onu; la Crimea formalmente parte della Russia; neutralità dell’Ucraina: queste alcune delle condizioni proposte da Musk che hanno raggiunto in poche ore più di un milione e mezzo di risposte. E che hanno scatenato una serie di commenti ironici e denigratori da parte dello stesso Zelenski e del suo consigliere Mykhailo Podolyak, che ha avuto il pessimo gusto di siglare così  il suo pensiero: “Tesla è sicuramente una bella macchina. Ma oggi preferisco gli Himars”. Sono i sistemi missilistici forniti dagli Stati Uniti e c’è davvero poco da ironizzare. “Il risultato finale: è solo questione di quante persone moriranno prima di allora” ha commentato Musk, che ha sempre sostenuto la resistenza ucraina, a parole e nei fatti, ad esempio con l’invio dei suoi satelliti Starlink. Nelle stesse ore della proposta di Musk, Zelenski aveva vietato per decreto la possibilità di negoziare con la Russia, almeno fino a quando Putin resterà presidente della Federazione.

Tirando la linea. Come non leggere negli ultimi eventi l’inequivocabile cartina tornasole a conferma della precisa volontà di perpetuare la guerra? Da una parte, dall’altra e anche dalla decisiva terza parte oltreoceano, non di poco peso. Si può invocare la pace quanto si vuole, da destra e da sinistra nel mondo, dal di qua e dal di là del mare, dai singoli stati e dalle organizzazioni internazionali, augurarsela e vagheggiarla in teoria fino allo sfinimento, anche davanti a un altare. Nei fatti non ci si crede, perlomeno non ci credono gli attori principali, ciascuno fieramente ostinato al mantenimento della propria visione dei fatti. Certo, è in gioco la libertà di una quantità di persone. Ma sull’altro piatto è in gioco la vita di un numero certamente maggiore di persone. Se la Storia insegnasse qualcosa, chi si ostina da una parte e dall’altra dovrebbe ricordarsi che, alla fine, certi giochi non sono mai valsi la candela. E poiché il momento storico presente è totalmente nuovo rispetto ai precedenti, per la disponibilità di tecnologie belliche molto più pericolose di quelle di un tempo, a maggior ragione i toni e gli argomenti dovrebbero essere molto differenti da quelli di un tempo. Purtroppo non è così: Putin e Zelenski sono due vecchi pazzi che giocano alla guerra su un tavolo che non è più quello su cui credono di giocare. Salteranno tutte le carte, le regole, il tavolo, i missili, i satelliti e gli stessi giocatori.

 

5 ottobre 2022

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