Per ascoltare invece di leggere:
Padre Federico Lombardi è un gesuita giornalista. Già provinciale per l’Italia del suo ordine, ha diretto dal 1990 al 2016 la Radio Vaticana e, per un periodo, contemporaneamente, anche il Centro Televisivo Vaticano e la Sala Stampa della Santa Sede. Iniziò la carriera una cinquantina di anni fa come redattore de La Civiltà Cattolica, la storica rivista della Compagnia di Gesù e oggi, presidente della Fondazione Ratzinger, vive nella sede storica della rivista e casa gesuita Villa Malta delle Rose in via di Porta Pinciana, a Roma.
Ogni tanto, con la mia amica e collega Eliana Astorri, andiamo a trovarlo, per fare due chiacchiere e condividere ricordi personali e professionali. Ieri, in occasione dell’Avvento, ci siamo inventate una sorpresa. Abbiamo coinvolto una ventina di altri amici e colleghi, che si sono aggregati senza però che avvisassimo il padrone di casa. Sono arrivati alla spicciolata dopo di noi, generando nel nostro ospite una reazione sempre più divertita e gioiosa nella quale speravamo, ma in effetti senza nessuna certezza. Temevamo anzi un certo imbarazzo. Al contrario: sorpresa perfettamente riuscita!
Da noi della Radio Vaticana padre Lombardi è stato un direttore molto amato. Serio e molto compreso nella sua delicata quanto dinamica missione, non ha mai fatto mancare parole di sostegno e incoraggiamento, soprattutto non ha mai smesso di essere prete, prima che direttore. Pur dovendo fronteggiare le situazioni diplomatiche più delicate, pur dovendo organizzare palinsesti, aggiornamenti tecnologici, occuparsi di radiofrequenze, viaggi papali, sinodi e anni santi, trovava il tempo per partecipare a feste di matrimonio e compleanno, per celebrare battesimi e funerali, ma sempre con quella cortesia trattenuta, molto piemontese e rispettosa. Ieri ha superato se stesso, si è come … “meridionalizzato”. L’entusiasmo della visita lo ha indotto a offrirci un giro turistico nella bella residenza, che ha una storia bimillenaria e che è stata abitata da illustri personaggi (da Goethe a Herder, da Ludwig di Baviera, a von Bulow)… Insomma si capiva che non voleva proprio lasciarci andare. Una sosta nel salone Curci (pieno di dipinti, intitolato al fondatore della rivista), una visita alla sterminata biblioteca che si sviluppa su quattro piani in una specie di caveau sotto la villa, una sosta in cappella… E lui entusiasta cicerone.
Con semplicità ci ha raccontato come ha potuto sostenere il ritmo sostenuto del suo lavoro quando dirigeva contemporaneamente le tre strutture informative del Vaticano: “Perché mi piaceva sentimi parte di una comunità” ha detto.
Ora ho capito perché mi sono sempre sentita parte di una comunità anche io. E ho anche capito che cosa manca a tutto questo mondo per sentirsi una comunità. Che cosa manca all’umanità tutta per sentirsi una famiglia, veramente, e non solo a parole, desiderosa di pace. Manca un padre, un testimone (magari anche più di uno) di valori semplici e profondi in cui riconoscersi alla faccia di tutte le differenze, le singolarità, le reciproche antipatie o intolleranze.
Non ho mai fatto mistero di essere agnostica, o meglio atea-cristiana, pur avendo lavorato per 40 anni in quella emittente. Eppure so che agli uomini di oggi manca Dio. A me per prima. Tutto qui.
Per questo, il momento per me più intenso della nostra goliardica sorpresa di ieri è stato quando, terminato il tono turistico del cicerone, nella cappella della residenza, padre Lombardi ci ha rivolto un semplice invito:
-E adesso vogliamo recitarla insieme un’Ave Maria?
Figli dispersi di una stessa madre, mi sono guardata intorno e ho “riconosciuto” i miei colleghi. Mentalmente li ho ringraziati di essere lì -e li ringrazio adesso di nuovo-, di avere condiviso per anni uno dei mestieri più gratificanti del mondo in nome di un bisogno semplicissimo quanto inspiegabilmente respinto: il bisogno di un cielo sopra le nostre teste. Sarebbe così semplice. Sarebbe così inevitabile diventare finalmente, per davvero, una comunità. Diciamo pure una famiglia.
7 dicembre 2024
Massimo Lavena
che bella idea, Laura. Che nobile figura, Amico padre fratello, Padre Federico. Grazie