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CHI HA PAURA DI I.A.?

Non condivido la paura diffusa nei confronti della tecnologia e in particolare dell’Intelligenza Artificiale. Los spauracchio che si profila è sempre quello prospettato nel celebre film di Stanely Kubrick 2001 Odissea nello Spazio – ispirato all’omonimo romanzo d Arthur Clarke – dove un computer in avaria tenta di prendere il sopravvento sull’uomo, che alla fine non ha altra scelta che “ucciderlo”.

Da tempo gli interpreti del futuro si dividono in apocalittici e integrati, vedi l’antica, preveggente analisi di Umberto Eco. Io sono integratissima! E come potrebbe essere diversamente? Vorrei ricordare a chi teme l’avvento di I.A., robot, avatar e metaversi, che tutto ciò è sempre e comunque opera dell’uomo.

E’ troppo vero che il progresso rischia di prenderci la mano e di rivoltarcisi contro. – già sta succedendo -. Dobbiamo solo fare pace col fatto che questa probabile rivolta delle nostre creature tecnologiche avverrà a ritmi sempre più veloci – paralleli a quelli del progresso – ma che sarà comunque un processo irreversibile. Correttivi vanno studiati, certamente. Ma nell’ecologia umana integrale rientra – purtroppo– anche il progresso. E anche il progresso “apocalittico” che fa paura, che sembra più simile a un regresso. L’introduzione della polvere da sparo fu una specie di fine del mondo per la gente del tredicesimo secolo o giù di lì. Eppure, l’umanità è ancora qui, non migliore e non peggiore di allora.

L’uomo non può castrare se stesso nella sua spinta a sperimentare e procedere in avanti, nel bene o nel male, istinti perversi compresi. Dovrà proseguire per la stessa strada. Tuttavia, I.A., robot, avatar e metaversi non dovrebbero metterci più paura di dispositivi più antichi solo perché ci assomigliano di più, solo perché fanno meglio il verso ai nostri vizi, alle nostre virtù e ai nostri desideri. Tutto ciò che è creato dall’uomo gli assomiglia! Terenzio insegna: “Sono un uomo e non posso considerare a me estraneo niente che riguardi l’uomo”.

E’ probabile che un ulteriore livello di rassomiglianza fra noi e le macchine porterà in esse una maggiore predisposizione al sopruso, tendenza tipica della specie umana. E’ giusto saperlo. Ma almeno, impegnati a difenderci da essi, ce la prenderemo con ingranaggi e software piuttosto che con i nostri simili. Forse. E chissà allora che in un disegno superiore non rientri il progetto di indirizzare la carica di violenza e di aggressività umana verso cose e meccanismi, piuttosto che verso altri esseri viventi. Chissà che qualche dio non stia preparando  proprio la rivolta dell’uomo contro i congegni, per farci capire che è preferibile alla rivolta suicida contro noi stessi. Maschere carnevalesche delle nostre facoltà, scimmie umanoidi dei nostri vizi con cui prendercela quando oseranno prendere il sopravvento, robot e simili ci ricordano semplicemente chi siamo. Perciò ne siamo così spaventati.

Forse invece, grazie a queste creature tecnologiche l’uomo comprenderà l’urgenza della solidarietà, come già accaduto durante i mesi della pandemia. Per un breve tempo ci siamo sentiti tutti fratelli uniti sotto uno stesso cielo e per questo all’epoca qualcuno perfino benedisse il virus. Benedette anche le macchine, se potranno restituirci il senso dell’umano. Dunque alla larga da quella scontata, pretestuosa contrapposizione fra noi e loro. Tutto è umano, anche ciò che non sembra o non vorremmo sembrasse tale.

Ma forse abbiamo solo nostalgia degli orchi delle favole. E allora eccoli qui, i nuovi orchi: robot assassini e computer capaci di apprendere il bene e il male. Attribuiamo pure a loro tutti i nostri vizi e concentriamo in loro tutte le nostre paure. A patto di ricordare che anche gli orchi delle favole erano…creature umane, figli della fantasia di chi alla fine della storia offriva sempre e comunque una morale.

 

31 luglio 2024

4 thoughts on “CHI HA PAURA DI I.A.?

    1. lauradmin

      Caro Antonino, sono colpevole io, in questi giorni impossibilitata a produrre la versione in voce. E certamente restiamo umani comunque!

  1. Marco Valerio

    Laura, con la AI il discorso è stavolta più complesso. Questa non è la tecnologia che cambierà il nostro domani, ma è quella che sta già cambiando il nostro ‘oggi’, in modo indipendente e ad un ritmo mai visto prima d’ora. Già da adesso (e siamo solo all’inizio) una buona parte del lavoro che una volta si definiva ‘di concetto’ può tranquillamente essere sostituito dall’intelligenza artificiale. Call center specializzati, consulenti a tutti i livelli, grafici, illustratori e moltissimi altri ancora. Al momento, si salveranno solo quei lavori che sono protetti perchè ‘certificano’, ma ti assicuro che in un futuro non troppo lontano neanche questi saranno così al sicuro. Sono un informatico, lo sai, ed anche nel mio ambito il futuro non sarà così roseo. Se già non lo hai fatto, ti invito a provare ‘chatgpt’. Non è Google, ti assicuro. Prova a dirgli di scriverti una lezione su un qualsiasi argomento, anche complesso. Chiedigli di svilupparti un progetto, di analizzare un bilancio, di leggere le tue analisi del sangue, di fornire un suo parere su problemi anche articolati e poi dimmi se la cosa non è entusiasmante quanto preoccupante. Il quesito non è più quanto questa tecnologia possa distruggerci, ma quanto possa essere in grado di sostituirci ed in quanto tempo e questo – ti assicuro – non saremo noi a deciderlo.

    1. lauradmin

      Grazie Marco. Per me il punto è sulla temuta “sostituzione”, concetto che perpetua la separazione fra noi e loro, fra uomini e macchine. E’ “naturale”, rientra in quella che molti chiamano “ecologia umana integrale” che l’uomo abbia inventato le macchine, perché scienza e tecnologia fanno parte della sua natura. Dunque dobbiamo considerare “naturali” anche le macchine, inclusa la prospettata sostituzione di noi con loro. Anche i dinosauri furono “sostituiti” dagli uccelli e dagli altri mammiferi. Ma fu proprio una (più o meno) violenta sostituzione? O non piuttosto una progressiva evoluzione? Io propendo per questa seconda ipotesi. Nel lungo periodo, dobbiamo accettare il cambiamento, visto che per giunta è stato innescato da noi stessi. Così come ci siamo evoluti dal Pitecantropo…. ci evolveremo in qualcos’altro. Avverrà più rapidamente e senza il nostro controllo? Neppure il Pitecantropo potè opporsi. Io confido che, più che soccombere, noi siamo destinati a evolvere. Verso che cosa, naturalmente, non lo so. Ma cerco di essere curiosa piuttosto che impaurita.

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