Close

LA “PATRIA” 2

Scusa zia, ma coloro che si schierano dalla parte dell’Ucraina non lo fanno perché vogliono preservare questa patria o perché non vogliono che si mescoli con quella russa, ma semplicemente condannano il modo forzato in cui i Russi stanno cercando di far avvenire il mescolamento. In sintesi condannano la violenza, ma non promuovono la patria ucraina e il suo mantenimento.

E’ l’appassionata obiezione di una mia nipotina quattordicenne al mio blog di ieri intitolato “La patria”.

Certamente è naturale condannare la violenza, la forza bruta e l’aggressività. E’ la prima cosa che vi insegnano a scuola perché è la reazione più giusta e più ovvia che ci procurano certe efferatezze ingiustificate. Noi ci schieriamo contro queste efferatezze e ovviamente si schierano – e soprattutto combattono per difendersene– le vittime. Però mentre noi ci limitiamo a schierarci, le vittime arrivano anche a uccidere e a farsi uccidere. E in nome di che cosa arrivano a tanto, a sacrificare nella loro eroica resistenza anche i loro figli, la loro meglio gioventù? Solo in nome della violenza dell’invasione? O in nome dell’invasione stessa? Se l’invasione russa fosse stata più gentile –o un po’ più ipocrita o mascherata- gli aggrediti avrebbero forse aperto gentilmente le porte agli invasori? Non credo. La guerra sarebbe stata forse meno cruenta  – quale guerra non lo è? – ma il dibattito si sarebbe aperto comunque, più o meno civilmente, e sempre intorno al concetto di “salvaguardia della identità nazionale”.

Il punto è questo: che in alcune zone del mondo il senso della patria sembra vivo e vegeto. E non solo per i protagonisti della patria offesa, ma lo ridiventa per tutti i molti altri che in quella altrui patria vedono un baluardo ai propri interessi personali. Allora il concetto di patria -in altri contesti denigrato- torna utile per mascherare tutt’altro.

E’ facile emozionare le folle puntando sulla naturale condanna a ogni forma di aggressività. E ci sembra doveroso emozionarci e partecipare anche se non siamo noi gli aggrediti. Meno facile è accorgersi che gli aggrediti vengono violentati non solo dalle bombe, ma anche da ideali che faremmo bene noi per primi a non usare a nostro piacimento. Ancora meno facile è accorgersi che gli stessi aggrediti in qualche modo ci violentano a loro volta, usando a loro volta valori che un tempo erano universalmente sacri e che oggi diventano banale moneta di scambio per decidere una partita molto più grande: il dominio sul mondo. E’ in questa direzione che dobbiamo guardare, quando inorridiamo alle notizie sui soldati ucraini decapitati o sui bombardamenti contro Zaporižžja. Tra qualche tempo ci troveremo a fare discorsi analoghi a proposito del rapporto fra Cina e Taiwan. Quale “patria” allora meriterà di essere maggiormente difesa? Quali orrori troveremo più giustificabili? E in nome di che cosa?

Vedrai, cara nipotina, che a seconda del punto di osservazione, cambierà la risposta. La cosa più importante non è emozionarci e condannare -è facile e sanno farlo tutti- . La cosa più importante è tarare il punto di osservazione. E soprattutto accorgersi che non ne basta mai solamente uno. Inoltre “the dark side of the moon” è in genere il panorama più interessante!

 

13 aprile 2023

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *