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L’INVENZIONE DEL FUTURO

Quando abbiamo “inventato” il futuro? All’alba del secolo breve, o meglio sul finire sell’ottocento, in pieno positivismo. Non a caso. Sono certamente le incredibili possibilità offerte dalla scienza e dalla tecnica ad avere sfrenato l’immaginazione umana nella direzione dell’avvenire, ad avere in un certo senso inventato “il senso del futuro”. Jules Verne, Herbert Wells, Isaac Asimov capostipiti di quella letteratura di fantascienza che proseguirà sempre più rigogliosa fino ai giorni nostri, appoggiano le loro visioni su fatti reali o verosimili, che solo una cinquantina d’anni prima di loro sarebbero apparsi follie.

La futurologia si alimenta così per una parte dell’eccitazione derivante da rutilanti scoperte scientifiche e per una parte del brivido del rischio, dell’imprevedibile. L’accresciuto senso di potere dell’uomo sulla natura comporta la parallela crescita del vago timore che questo potere sia fittizio, e che l’umanità possa rimanere schiacciata dalla sua stessa infinita corsa verso la conoscenza. Non per niente  la fantascienza è spesso cupa, apocalittica, distopica: nel progresso riemerge sempre il ricordo del serpente, l’impalpabile sapore del peccato accompagna comunque l’eccitazione per il sapere, la possibilità che qualcuno ci punisca per avere osato troppo, esserci spinti troppo in là.

Nel libro Disegniamo il futuro – Venti contemporanei immaginano i prossimi decenni del XXI secolo, con un gruppo di amici-colleghi abbiamo provato a guardarci in giro, mettendo su per Armando editore una inchiesta relativa alle possibili previsioni relative al nostro futuro prossimo. Viviamo un tempo cupo (ambiente, guerra, crisi energetica, pandemie… Ci mancano solo gli alieni.)  Che però è anche un tempo di enormi opportunità e scoperte (web 3.0, metaverso, sonde spaziali, bosone di Higgs, genoma umano, studi su clonazione e teletrasporto, cattura dell’antimateria, conferma delle onde gravitazionali, foto di buchi neri, tecnologia blockchain, musica digitale, intelligenze artificiali….). Gli spunti non mancano per osare sogni ancora più spregiudicati o per rabbrividire più intensamente.

E così abbiamo intercettato venti testimoni del nostro tempo: un ventaglio di età, professioni, sensibilità, formazioni, caratteri ed età totalmente diversi. Dai 13 ai 96 anni. Una astrofisica e due poeti, un astronauta e un architetto, due pittori e un musicista, una fisica delle particelle e un paio di giornalisti, un economista e una sondaggista, un urbanista e due sacerdoti, uno storico e un ingegnere, un regista televisivo e un politico…. Dalle previsioni più cupe e nostalgiche alla certezza che l’umanità, in un futuro non troppo lontano, si trasferirà su Marte, dalla consapevolezza che solo sentendoci solidali potremo sopravvivere, all’invito a custodire attentamente il nostro passato, oltre che a pronunciare più spesso il nome di Dio.

Il libro fa  parte della collana da me diretta per Armando editore “XXI Venturo”. Discuteremo di questi temi domani giovedì 24  novembre a partire dalle ore 17.30, insieme ad alcuni dei nostri interlocutori all’auditorium dell’ICBSA, Istituto Centrale Beni Sonori e Audiovisivi, ex Discoteca di Stato. Un istituto davvero “futuristico”, nato nel 1928 per custodire le voci degli italiani grazie a quelli che per l’epoca erano formidabili, innovativi, strumenti tecnologici di registrazione sonora. Vi aspettiamo!

 

23 novembre 2022

 

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