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LONTANO QUANTO?

Per ascoltare invece di leggere:

Quando Francesco venne a trovarci alla Radio Vaticana nel maggio del 2021 chiese in diretta, durante una memorabile, attesissima trasmissione, in quanti davvero ascoltavano quella che in fondo era la sua emittente. Domanda provocatoria. Calò il gelo tra gli improvvidi conduttori, che fino a quel momento avevano pensato di essere dei privilegiati a poter condurre una così prestigiosa intervista con cotanto ospite. Il gelo fu a stento nascosto da imbarazzati balbettamenti. Tutti avevamo perfettamente colto che la domanda, nella sua scortese teatralità, per giunta in diretta, si trascinava l’ inespressa valutazione papale che tanti maccchinari, tanta tecnologia, tanta esperienza, tanto prestigio, tanta professionalità, tanta storia e soprattutto tanti soldi non producevano alcun reale e concreto profitto. Fu come se il papa ci dicesse, dicesse al mondo e a se stesso: la spesa non vale l’impresa.

Negli anni successivi, se avessimo avuto dubbi, constatammo che quella era davvero la sua convinzione e che nessuno riusciva a fargli cambiare idea. La Radio fu sbriciolata, le professionalità disperse, molti apparati convulsamente distrutti, le energie sprecate… Secondo una logica tristemente aziendale la struttura fu affidata a responsabili più preoccupati di far quadrare i conti e di accontentare il sovrano, che di ricordargli la delicata, titanica e insostituibile missione di quella radio : ampliare la diffusione del messaggio evangelico.

Impossibile non fare il confronto con la visita a sorpresa di ieri di Leone XIV agli impianti vaticani di Santa Maria di Galeria, nella zona extraterritoriale sulla via Braccianense: a quei discussi impianti a onde corte che negli anni passati hanno causato tante battaglie legali alla Santa Sede accusata di illecite immissioni di onde elettromagnetiche considerate pericolose per la salute degli abitanti della zona.

Come riferiscono i colleghi di Vatican News, papa Leone “ha incontrato il personale del centro, con cui si è trattenuto in conversazione, ha visitato la sala trasmettitori progettata dall’architetto Pier Luigi Nervi e si è seduto nella sala di controllo per le trasmissioni in onda corta. … si è informato sul funzionamento delle antenne, delle trasmissioni (…) e con il personale ha celebrato con un piccolo rinfresco il suo 43° anniversario di sacerdozio”. Prima di lui, l’ultima visita papale fu quella compiuta da Giovanni Paolo II nel lontano 1991.

Già di per sé questa visita basterebbe a gratificare tutti i tecnici, gli ingegneri, i giornalisti di quella che un tempo si chiamava “radio del papa”. Ma Papa Leone – prosegue il comunicato di Vatican News – ha voluto anche sottolineare “come durante il suo lavoro missionario in America Latina e Africa sia stato prezioso poter ricevere le trasmissioni in onde corte della Radio Vaticana, che raggiungono luoghi dove poche emittenti riescono ad arrivare”.

Ah ecco dunque a che cosa serviva “la radio del papa”. Ce ne eravamo dimenticati.  Ad arrivare dove altri non riescono ad arrivare. In senso fisico e non solo. Ecco, quattro anni dopo l’imbarazzante domanda di Bergoglio (“in quanti davvero vi ascoltano?”) la risposta: forse non è tanto importante quanti, ma forse chi: spesso persone lontane, difficilmente raggiungibili dalla tecnologia dei paesi ricchi, e se non lontane fisicamente, forse lontane ideologicamente, naufragate nella loro solitudine e nella loro miscredenza, e cionostante affamate di senso, di valori, di Dio.

E’ strano come un papa tanto sensibile alle esigenze dei poveri e delle periferie del mondo, non avesse capito quanto una radio così potente come la Radio Vaticana possa arrivare lontano.

Per tutti noi dipendenti e ex dipendenti la visita di Leone XIV è stata un sollievo, una consolazione, una inaspettata gratificazione del nostro lavoro (postuma, per quelli di noi ormai in congedo), che ha restituito significato retroattivo al nostro lavoro così svilito negli ultimi anni.

Nel motu proprio “Fratello sole”, di un anno fa, Francesco aveva annunciato che il Vaticano si sarebbe presto dotato di un impianto “agrivoltaico” per l’autonomia energetica. Lodevole progetto in linea con le emergenze ambientali e climatiche del pianeta “che combina la produzione di energia elettrica rinnovabile con le esigenze dei terreni agricoli sottostanti”. Luogo prescelto per questo progetto proprio il Centro di santa Maria di Galeria. Orto e antenne insomma. Piantine di pomodori e trasmettitori oggi convivono. Un abbinamento originale e, speriamo, produttivo.

Ma anche un promemoria: il mondo non si sfama solo con le derrate alimentari, ma anche con le parole. Anzi con la Parola. I poveri non sono solo quelli che hanno fame, ma anche quelli che cercano Dio e hanno bisogno di Vangelo. E l’energia non è solo quella agrivoltaica, ma anche quella che viene dallo Spirito.

 

20 giugno 2025

8 thoughts on “LONTANO QUANTO?

  1. Salvatore Tonti

    Cara Laura, belle e significative parole, in un tempo in cui vengono usate, principalmente, per demolire e non per costruire o rinforzare

  2. Luciano D'Andrea

    Ricordo ancora Padre Borgomeo nel ruolo di Direttore dei programmi spiegare al mondo intero che noi non si parlava di sport o di gossip, noi non si faceva pubblicità a nessuno, noi si portava la voce del Papa nei luoghi più remoti vi fosse anche un solo unico fedele o meno che aveva bisogno di ascoltarla. Altri Uomini

  3. Antonino D'Anna

    Mi dicevo il Rosario alle 20.15 in latino con la radio a Onde Corte. E mi commuoveva pensare che da qualche parte, nella povertà più estrema o nelle persecuzioni o anche solo in un cortile altro pregavano con me. Questa è la radio!

    1. lauradmin

      Aggiungo qui i commenti di alcuni amici e colleghi che hanno preferito inviare in privato.

      Da GC: Abbiamo dato fatica e sudore mentale e fisico per quei quattro fedeli che forse ci ascoltavano con una radiolina a batteria da qualche deserto. Era la nostra missione.

      Da BG: Le parole di Laura sono bellissime e profonde. Solo per memoria storica ricordo che l’attacco alla Radio per il suo costo è cominciato molto prima di Francesco. Dagli anni Novanta in poi una gran parte della Curia ha cominciato a ritenere la Radio una spesa insostenibile. Difesa strenua. Ma alla fine quella parte della Curia ha prevalso e Francesco ne è stato il finalizzatore. Ma la Radio ancora oggi resiste in tutto il mondo non solo da noi. Difficile distruggere la parola

      Da MG: Vi ricordate le lettere che Padre Matis ci rileggeva e/o lasciava in bacheca a testimonianza dell’ascolto della RV dai più remoti angoli del pianeta? Lettere che esprimevano il ringraziamento e apprezzamento per le nostre trasmissioni. Ricordo un passaggio di una di queste arrivata dalla lontana Cina: “quando ascoltiamo la s.messa al momento dell’eucarestia è come essere lì insieme a voi…” queste parole mi sono risuonate sempre nella mente a ogni trasmissione di una s.messa facendomi più partecipe dell’evento.
      Un’ altra testimonianza ce la raccontò suor Lidia della sezione Ucraina che ricevette una lettera da un soldato di origini ucraine che da una trincea impegnato nella guerra di Corea captò la RV e le parole che ascoltò furono come una rassicurazione che sarebbe sopravvissuto a quella notte terribile in combattimento.
      Vorrei dire che la RV è come il vento dello spirito che porta la speranza la dove vi è più bisogno senza obblighi commerciali e di numeri. È come un faro ai naviganti della vita che possono quando necessita avere una guida, un conforto.

      Da GB: Complimenti Laura, aggiungo soltanto che nel mondo ci sono regimi autoritari che spesso chiudono i canali come internet quando ci sono manifestazioni dei popoli che conbattano per la libertà. Ecco anche in questi casi la Radio Vaticana è servita per fare arrivare a questi popoli la nostra vicinanza, la nostra solidarietà per dare loro una speranza di un futuro migliore e soprattutto libero da questi infami dittatori.

  4. Bruno Rosati

    In quanti ascoltano la Radio Vaticana?
    Questa è un’antica domanda cui anche i dipendenti più “innamorati” e devoti si sono posti e personalmente ricordo che la sentii dire, tra colleghi e padri Gesuiti (e sì, anche loro, almeno tra quelli che avevano il senso dell’umorismo), sin dal mio primo giorno di lavoro. Era il 1983, quindi è da 42 anni che sono testimone di questo punto di domanda che, in realtà, già era un punto di discussione nelle alte sfere.
    Chi oggi fa un’analisi come la tua, cara Laura, non tiene conto che a quel tempo c’era un certo Muro di Berlino e il “nemico” giurato della fede ancora in piedi. Il Muro è venuto giù e giorno dopo giorno è venuta giù anche la ragione di quel baluardo (che era la “Voce del Papa”) e sono cominciate a pesare sempre più le sproporzioni tra spesa e resa. Prendersela con papa Francesco ci può stare, tra l’altro va molto di moda, da Red Ronnie in giù, passando per fanatici tifosi ad oltranza di altri Pontefici, ed arrivando ai vari don Minutella in circolazione e molto quotati (chi strilla e fa scandalo oggi non rompe l’obiettivo, bensì l’Internet!). L’accusa a Papa Francesco non è molto equilibrata fatta così.
    Quello che noto mancare è proprio il riferimento allo sbilanciamento che, dopo la Caduta del Muro, ha portato in primopiano l’eccessiva spesa della Radio. E questa, che fosse eccessiva, era evidente. Se neghiamo ciò o facciamo finta di niente, non siamo onesti ma tifosi, anche noi, più o meno fanatici di un papa prima o un papa dopo.
    Smetteremo mai di fare finta che si stia allo stadio, seppure in tribuna? Cercheremo mai di fare l’analisi più onesta?
    Se quel “cattivone” di papa Francesco fosse stato cattivo davvero, come fanno in tutte le nazioni dell’occidente, tagliando i fondi avrebbe potuto tagliare anche il numero dei dipendenti. Questo non c’è stato, ma non l’ho sentito evidenziare da nessuno. Tutti a parlare male di Francesco. Ora che è morto poi ancora più volentieri.
    No, mi spiace. La tua analisi è ben scritta e bel letta, ma molto, molto parziale.

    1. lauradmin

      Confermo, la mia analisi è parziale, anzi parzialissima. Aggiungo che la caduta di un nemico “ideologico” della Chiesa non dovrebbe depotenziare il suo annuncio evangelico, al contrario. Anche perché, come si è visto, caduto un nemico, se ne è insinuato subito un altro ben peggiore, perché molto meno visibile di un muro e proprio per questo più insidioso. Inoltre: non attribuisco a Francesco il coyright del dubbio circa gli efettivi ascolti della RV, in compenso la scortesia di averlo esternato in diretta è tutta e solo sua. E lo scrissi pubblicamente anche quando era ancora vivo.

      1. Bruno Rosati

        Prometto che non andrò oltre questa replica. Resta evidente un fatto: lo “Spirito Santo” (mia battuta per la quale sconterò un paio di giorni in più al Purgatorio…) che portò all’elezione del Cardinal Bergoglio fu sospinta anche e soprattutto, da chi voleva depotenziare la Radio Vaticana e sfruttò vieppiù un papa gesuita. Sarà stato pure scortese, ma preferisco questo atteggiamento al dramma assoluto che sarebbero stati i licenziamenti, cosa che il Papa negò d’applicare all’allora incaricato, il quale, ben sappiamo, che presa la cosa come il “sacrificio del Cireneo”. Un abbraccio stellina bella!

        1. lauradmin

          No, ti prego, replica, mi interessa: dobbiamo giudicare un uomo da quello che non ha fatto piuttosto che da quello che fatto? Di questo passo dovremmo ringraziare Hitler perché ha mandato a morte solo sei milioni di ebrei quando avrebbe potuto sterminare tutta l’Europa?

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