Nel disegno: un mio “frenetico”, estemporaneo eppure emotivo ritratto del professor Giulio Latini, serio e ieratico come il signor Spock di Star Trek, che ha guidato l’incontro su arte e intelligenza artificiale alla galleria romana Plus Arte Puls.
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La “banale” attività di calcolo dell’Intelligenza Artificiale può produrre arte? E’ una delle domande emerse durante il recente incontro romano dedicato a rapporti fra arte e Intelligenza Artificiale organizzato dalla Associazione In-Tempo, in memoria di Ennio Calabria (morto un anno fa).Domanda cruciale come molte altre, generatesi dallo stimolante incontro fra artisti e studiosi. In effetti non siamo nuovi a produttivi contagi fra tecnologia e … emotività: lo spazialismo e la video arte sono esempi da tenere in massima considerazione, e questa è una valutazione fatta dal partito dei cosiddetti ottimisti. I sospettosi invece continuano a lanciare allarmi o quanto meno a sottolineare il drammatico dualismo che si sarebbe oggi creato fra l’universo della comunicazione e il mondo dell’estetica. Secondo il musicista Alessandro Cipriani, docente al conservatorio Refice di Frosinone, dobbiamo fare i conti con la spaccatura fra l’afflusso senza precedenti di dati che subiamo ogni giorno e l’area segreta della nostra emotività, sempre più “umiliata” da questo diluvio comunicativo.
Il passaggio travolgente dall’arte intesa un tempo come esperienza interiore all’arte intesa oggi come codice o somma di codici è il problema con cui gli artisti devono confrontarsi in questo tempo caratterizzato da ciò che Ennio Calabria definiva l’altissima velocità degli scambi, ovvero, dalla conversione del tempo in un tecno-tempo, parole dello stesso professor Cipriani, in un tempo saturo esclusivamente di dati, che inesorabilmente mortifica la nostra interiorità.
Nnonostante le migliori intenzioni, dunque, anche gli interpreti meno spaventati dalle precipitose trasformazioni del presente non possono evitare di avvertire questa drammatica distanza fra il mondo di prima e il mondo di oggi, tra il mondo che consentiva il vagabondare dell’artista in un vuoto spazio temporale, in una sospensione intima ed esclusiva, al tempo della cosiddetta Estimitè, dell’essere perennemente dejettati (per citare Heidegger) fuori di noi.
Domanda: e se fosse in corso una trasmutazione dell’intimità stessa? Se fosse in atto una sua mutazione genetica, capace di far coincidere il dentro col fuori, capace non tanto di sopravvivere felicemente nell’eccesso di dati, ma di lasciarsi modellare, docilmente e insieme criticamente, da questo stesso flusso, di assorbirne forza vitale ed energia creativa. Se stesse cambiando insomma l’identità della nostra interiorità? La professoressa Rossana Buono dell’Università Tor Vergata ha evocato l’intervallo perduto citato da Gillo Dorfles, ovvero la drammatica impossibilità di scelta che caratterizza il nostro tempo così pervaso di dati, oppresso da un costante rumore di sottofondo, insomma deprivato di silenzio e di pause.
Se si stesse delineando la possibilità, da parte di ciascuno di noi, di inserire più pause tra le tante note della frenetica musica contemporanea? Non in nome di una deleteria frenesia creativa, ma di una maggiore intensità di emozione?
20 marzo 2025