No, non fatemi gli auguri per la festa della donna, grazie. Sono commossa per quelli ricevuti, e apprezzo la buona fede, l’affetto, la gentilezza degli amici – uomini e donne – che me li hanno inviati. Tuttavia, conoscendo lo spirito delle giornate patrocinate da ONU, UNESCO o altri organismi sovranazionali, preferirei di tutto cuore evitare. La pretestuosità enfatica e un po’ falsa di certe celebrazioni è davvero sospetta: la giornata degli uccelli migratori, quella della bicicletta, quella dei servizi igienici, perfino la giornata della rabbia… (Ma quest’ultima è una giornata dedicata alla meditazione e al training autogeno, o in cui è possibile spaccare tutto?)
Non so se qualcuno riesce a cogliere il patetico sottotesto di certe ricorrenze. Generalmente il motivo che produce tali occasioni così artificiosamente o pretestuosamente costruite è un richiamo di attenzione –non si sa quanto sincero o quanto strumentale- su un fatto misconosciuto, su una categoria di persone deboli o a rischio, su una problematica poco considerata.
Ecco, questo è il punto: finché ci sarà bisogno di celebrare una giornata internazionale della donna, vorrà dire che saremo equiparate al rinoceronte di Giava o all’elefante di Sumatra a rischio di estinzione. E se permettete non mi va più di far parte di queste categorie. Non è dignitoso, sento il sapore di una elargizione di elemosina da parte di un mondo che continua nonostante tutto a restare comunque maschista.
Lanciare l’allarme sulla proporzione ancora troppo bassa delle donne che lavorano rispetto agli uomini o sulle ignobili violenze compiute sulle donne in tutto il mondo mi suona come un ipocrita lavacro di coscienze sporche, una ambigua e pelosa dimostrazione di interesse, una vaga e demagogica dichiarazione di intenti, un obolo di attenzione che accentua ancora di più proprio quelle differenze che si dice si vorrebbero eliminare. Si operi, si agisca, si pensi senza più bisogno di proclami o di sistemi filosofici e tanto meno di “giornate”. Ormai – grazie alle suffragette e alle loro “discendenti”- dovrebbero averlo capito proprio tutti che certi diritti, fatti salvi gli usi e le leggi dei singoli paesi, le rispettive attitudini e le competenze individuali, sono universalmente gli stessi.
Per non parlare della retorica melensa che esalta il genio femminile o la presunta sorellanza fra tutte le donne del mondo: possiamo tranquillamente farne a meno. Che ognuna sia genio nel proprio campo, se lo è, ma non in quanto donna. E che ognuna si affratelli con chi vuole, anche con uomini, topi, marziani o pipistrelli.
In nome di questa uguaglianza ormai acclarata dunque, cancelliamo l’anno prossimo la giornata della donna. Oppure, e stavolta davvero per par condicio, propaganidamo perlomeno con altrettanto entusiasmo, vero o finto che sia, la giornata internazionale dell’uomo.
8 marzo 2023
NB Idee che avevo già esposto QUI