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RISVEGLI

A Adriano Mazzoletti

 

Da ragazzina soffrivo di ansie precoci, turbe psichiche adolescenziali amplificate da un carattere schivo. “Correggevo” le notti insonni con l’ascolto della radio, sempre accesa sul comodino. La radio mi ha letteralmente “irradiato” la prima giovinezza, formandomi la sensibilità e accrescendo le mie conoscenze, in tanti campi. All’alba, dopo alcune ore di silenzio anche da parte del “Notturno italiano”, si scioglievano le campane e riprendevano le trasmissioni regolari. La prima, alle ore 6 era “Svegliati e canta” (poi “Il Mattiniere”), condotta da Adriano Mazzoletti, massimo storico del jazz in Italia. Che se ne è andato questa mattina, guarda caso alle 6, un giorno prima di compiere 88 anni.

Di Mazzoletti da ragazzina apprezzavo la disinvoltura al microfono, la competenza musicale (il programma era una semplice alternanza di chiacchiere e canzoni), ma soprattutto il fatto che lui ci fosse, che se ne avvertisse la presenza in diretta, a condividere i languori dell’alba , le notizie del giorno e a iniettare energia e ottimismo per l’inizio delle attività (la scuola, il lavoro…) E’ stato uno dei miei primi maestri indiretti -soprattutto ignaro- di radiofonia. Poi dirigente di Radiouno, massimo cultore  e storico del jazz in Italia, autore di infinite pubblicazioni, produttore musicale e titolare di un’etichetta dedicata, ha raccolto negli anni una collezione sterminata di dischi, nastri, registrazioni di ogni genere.

Incontrandolo da adulta, “alla pari”, per varie interviste (durante una di queste gli rubai il ritratto qui pubblicato) e per una deliziosa serie sulla storia del jazz che realizzò per la Radio Vaticana (una puntata in assaggio QUI), ho avuto conferma della sua immensa competenza e della sua straripante passione per la musica. Diventati quasi amici, arrivò anche a chiedermi aiuto per la gestione del suo immenso archivio: a chi affidarlo, a chi lasciarlo in eredità…

A proposito di quelle trasmissioni degli anni settanta del secolo scorso, mi raccontò che all’allora dirigente Rai che gliene propose la conduzione, lui stesso, accettando, pose una condizione: che fossero appunto in diretta, nonostante l’ora anelucana. Oggi sembra scontato. Aveva intuito quanto la presenza reale del conduttore in onda fosse decisiva per il successo del programma, rivelando così il suo squisito rispetto del pubblico, la sua anima di comunicatore, il suo genuino “senso” radiofonico, in definitiva la sua serietà.

Io gli sono immensamente grata per quei risvegli in cui era soltanto una voce, e in cui solo con la voce, con leggerezza e insieme profondità, mi confermava che al mondo non ero sola, che il mondo era un posto pieno di suoni, di voci, di musica, di piccole storie che davano un senso alla mia.

Lo considero pertanto un maestro, ma anche e soprattutto un rappresentante di quella specie in estinzione che sono gli uomini appassionati, ai quali la passione conferisce credibilità, autorevolezza e anche un’ombra di malinconia,  e i quali, grazie all’amore per una disciplina in particolare (nel suo caso il jazz), ci ricordano che questo mondo ha bisogno di dedizione, di serietà e di rispetto: diversamente tutto finisce per scorrerci addosso privo di senso, candidandosi al limbo dell’effimero.

Caro Adriano, grazie per avermi risvegliata tante mattine col tuo piglio brioso e mai superficiale, per avermi mostrato da adulta che cosa c’era dentro il valore “leggero” delle tue parole e dentro la musica che facevi riscoprire e ascoltare: hai continuato ad aprirmi gli occhi e gli orecchi su quel tanto di bellezza che oggi, ciechi, sordi, addormentati e solitari, sembriamo tutti destinati a dimenticare. Ma tanto un giorno ci sarà solo musica.

 

18 giugno 2023

2 thoughts on “RISVEGLI

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