Caro Enzo, mi è piaciuta tanto l’idea di aiutarti a raccontare la tua lunga e fruttuosa carriera artistica in un libro, nel tuo libro. Un progetto che ci richiamavamo ogni tanto, sempre rinviato, e poi finalmente avviato circa un anno fa e conclusosi felicemente in maggio, con Armando editore. Ti eri entusiasmato, nel 2014, a raccontarti in quella serata d’onore a te dedicata nella rassegna “Lezioni di Anima” al Teatro dell’Angelo di Antonello Avallone (ebbi anche io, insieme ad Antonello, l’onore di intervistarti, e poi in altre due occasioni, alla Radio Vaticana): da allora pensasti di replicare quel racconto in un libro, e, se possibile, ampliarlo. Il senso di questo progetto possiamo sentirlo raccontato proprio dalla tua voce…
E così, per raccogliere le tue effervescenti memorie, ho iniziato a frequentare casa tua dall’autunno scorso, andando avanti fino alla fine dell’inverno, quando partisti baldanzoso per Milano, dove tornava in scena l’ennesima replica di Aggiungi un posto a tavola e tu tenevi a fare dal vivo la voce di Dio, per mescolarti ancora con la compagnia, sentirti ancora e sempre parte di una compagnia, se non proprio in scena e in costume, almeno vivo e presente nella tua postazione nascosta sul loggione, dove però un riflettore rivelava la tua presenza alla fine dello spettacolo, a scatenare un applauso incontenibile. Scena ripetutasi poi in aprile al Teatro Brancaccio di Roma.
Quegli incontri settimanali mi hanno così permesso di entrare nella tua vita, di raccogliere le tante storie e i tanti pensieri che formano il mosaico della tua storia, del tuo “essere Enzo”. E mi hanno permesso di conoscere la dolcissima Lorle, insieme a Isabella, Martina, Paolo e all’infinita schiera dei tuoi amici, colleghi, estimatori, che sono presenti nel tuo libro con un pensiero a te dedicato. Non finiva mai l’elenco dei nomi che mi sciorinavi quando ti chiedevo di ricordare le persone a cui volevi bene, e a cui avrei chiesto di contribuire al tuo racconto con un loro ricordo personale: da attori famosi a registi e giornalisti, passando per il medico di famiglia e il vicino di casa… A tutti volevi bene, e tutti ovviamente te ne volevano.
All’inizio mi ero preparata una scaletta molto precisa, costruita logicamente, come da prassi per un giornalista con le idee chiare. L’ho cestinata subito. Avevi voglia di parlare e basta: un fiume in piena. Mi dissi che avrei costruito la storia successivamente, smontando e rimontando aneddoti e ricordi, aggiungendo lo sfondo storico, perché di Storia si parla quando si racconta la tua storia: quasi cento anni di eventi decisivi per il nostro paese, di cambiamenti di mentalità e di costume, di progressi e decadimenti…
In questi mesi ho imparato a conoscere la tua fanciullesca fiducia nella vita e nel prossimo, a uniformarmi a questo tuo irresistibile ottimismo, a condividere le ombre, i ricordi tristi, e anche a sopportare certe tue smanie: una volta mi facesti anche perdere la pazienza perché apparivi inspiegabilmente scontento di tutto, ho capito solo dopo che era la tensione dell’ennesimo –e ultimo- debutto a renderti un po’ insofferente…
Avremmo dovuto incontrarci tra qualche giorno, pranzare insieme, progettare la presentazione del tuo libro. E invece, quasi cento anni di vita sono precipitati in pochi giorni in una frettolosa uscita di scena che ha lasciato smarriti e sbigottiti tutti i componenti delle tue tante famiglie: un attore non ha solo la propria famiglia, ripetevi sempre, un po’ intenerito e nostalgico, ne ha tante, quanti sono i set e i palcoscenici che ha frequentato e che frequenta. “E anche tu sei un po’ della mia famiglia”, mi dicesti. Mi avevi confidato e affidato tanto, forse tutto, a volte in mezzo a tante pause piene di dolore, compreso qualcosa che nel libro non c’è e che rimarrà inciso ma non detto al sicuro nel mio cuore.
Grazie di avermi onorata della tua fiducia, dolce papà Enzo. Come dice la mia amica Eliana, lassù ti hanno già certamente aggiunto un posto a tavola.
26 agosto 2022